Il neo ministro dem dei Beni culturali e Turismo Dario Franceschini ha ritirato i decreti attuativi della riforma del suo predecessore pentastellato Alberto Bonisoli. Quelli, per intenderci, che fra le altre cose accorpano il Polo museale del Molise con l’Abruzzo.
«È soltanto una misura cautelativa», ha detto l’esponente dem a margine della celebrazione dei 150 anni dell’Associazione italiana editori, «perché sono decreti fatti in agosto, quando la crisi politica era già aperta e quindi non c’è la volontà di disfare. Semplicemente guardiamo con attenzione».
Il ministro 5 stelle era infatti intervenuto con l’obiettivo di rivedere proprio la precedente riforma Franceschini. Le novità del suo pacchetto erano essenzialmente l’accorpamento di numerosi musei e l’azzeramento dei consigli di amministrazione dei musei autonomi per farli rientrare sotto il controllo del Ministero. La riforma, approvata in consiglio dei ministri a giugno scorso, era stata contestata nel mondo della cultura.
Venerdì scorso anche a Campobasso c’è stato un presidio di protesta davanti al Museo Sannitico. A Franceschini il collettivo «Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali» aveva chiesto di annullare i provvedimenti di Bonisoli. Intanto, si parte col ritiro in autotutela.
Ieri le prime reazioni sono arrivate dalla Toscana: «È una bella notizia», ha detto il deputato di Civica Popolare Gabriele Toccafondi, «perché segna la vittoria del buonsenso su una logica autoreferenziale che pensa dall’alto e da Roma di decidere le sorti delle comunità locali. L’autonomia dei musei è uno strumento fondamentale di crescita economica, turistica e culturale ma anche di responsabilità e di presa in carico di responsabilità. Una sfida che a Firenze avevamo assunto con orgoglio e coraggio raggiungendo risultati storici che volevano essere cancellati con un tratto di penna da Roma per la voglia di centralizzare tutto».

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