Arrivare in 11, un solo uomo in più rispetto alle minoranze, a fine legislatura è dura.
«E mica bisogna arrivare in 11 a fine legislatura? Può darsi che ci arriveremo in 13. Io non ho mai comportamenti che escludono, le mie porte sono tutte socchiuse e sono oliate, per cui basta una spintarella per entrare nella mia stanza».
Il giorno dopo la delimitazione del perimetro della coalizione, Donato Toma ai dissidenti dice: fatemi capire qual è il problema. Ma aggiunge pure che le critiche che gli vengono mosse da Iorio e Aida Romagnuolo non le accetta, non le ritiene fondate. La giunta per ora non si tocca. Pregiudicare rapporti ed equilibri con il centrodestra nazionale ora che governano Pd e 5 Stelle non lo ritiene intelligente.
Presidente, in Consiglio lei ha forzato la mano. Ha detto: chi non vota come la maggioranza ha deciso è fuori.
«Io non caccio nessuno, non ho questa arroganza. Ho semplicemente affermato che se si fa parte di una maggioranza si condividono le decisioni in maggioranza. Ho convocato due riunioni, due consiglieri non hanno inteso partecipare, per motivazioni loro che non ben comprendo. Per cui abbiamo deciso con chi ha partecipato: 11 compatti. Chi si pone al di fuori di questo perimetro lo fa non perché è stato cacciato o messo fuori o non è ben accetto. Ma perché si è posto autonomamente fuori dal perimetro. Che però è una siepe bassa, valicabile. Al prossimo incontro continuerò a invitare tutti i consiglieri. Vorrà dire che lo farò non con un messaggio, ma con una telefonata».
Lei ha chiesto di rinviare in commissione un ddl a firma di Iorio. È nelle cose, considerato il contesto, che si legga come una contrapposizione.
«Non c’è nessuna contrapposizione. Io poi sono il presidente, perché dovrei contrappormi ai consiglieri? Sono passati tanti mesi dal varo in commissione, ma non mi risulta ci sia un’istruttoria giuridica approfondita e ho seri dubbi di legittimità, dubbi che hanno pure Facciolla e Greco. Loro ne fanno una questione politica. Io no. Ho una fama di bravo commercialista e la voglio mantenere. E ho un lavoro che stiamo facendo con l’assessore Mazzuto e con i sindacati in piena sintonia che non voglio rovinare creando aspettative nei lavoratori che poi non si possono soddisfare. Con tutti i consiglieri la dialettica è sempre aperta. Ma con tutti ho un buon rapporto, confronto e dialogo. Dal presidente Micone a Di Lucente, da D’Egidio a Calenda, al sottosegretario Pallante ad esempio. Anzi, ho intenzione di rivedere le sue deleghe e renderle più omogenee, di far lavorare più lui e sgravare un po’ me. È naturale che i consiglieri non siano sempre sulle mie posizioni. Ma è anche vero che se mi viene riconosciuta una leadership devo svolgere un’attività di coordinamento dei lavori più elevato. E questo non è messo in dubbio da nessuno. Ognuno deve svolgere il suo ruolo, come si fa in una squadra, correttamente e senza invadere le prerogative degli altri. La correttezza che do in questo caso la pretendo».
Andiamo al merito delle contestazioni di Iorio e Romagnuolo.
«Il consigliere Iorio – presidente, onorevole e senatore – lo rispetto per tutta l’attività politica che ha sulle spalle e ho attinto da lui anche buoni consigli in questa legislatura. Il problema è che ci sono dinamiche che non sono quelle di dieci anni fa, con me non esiste che si porti in Aula una norma su cui non sia abbia piena certezza di legittimità. Ricorda la legge sulla fidejussione per la Gam? Una norma palesemente illegittima che poi andava ritirata per evitare l’impugnativa. Sono trucchi lontani dalla mia formazione. Vorrei che i consiglieri si rendessero conto che il presidente è garante della correttezza dell’istituzione e dell’espletamento del mandato».
L’ex governatore dice pure che la sua giunta è poco incisiva.
«Non è esatto, non è vero. Vorrei capire qual è il ruolo che lui pensa che debba avere in questo Consiglio. Quando me lo farà capire cercherò di andargli ncontro».
Aida Romagnuolo…
«Romagnuolo non ho capito cosa vuole, parla di nomine e di altro. Quando ho cercato di coinvolgerla in più modi lei non si è fatta coinvolgere. Ce l’ha con Mazzuto e vorrebbe che fosse messo fuori dalla giunta. Dice che non abbiamo fatto nulla in questi 15 mesi. Non è vero. Basta scorrere le cronache giornalistiche e tutti i provvedimenti che abbiamo approvato».
Quindi il caso Mazzuto è chiuso e la giunta non si tocca?
«Guardi, io ho necessità di relazionarmi con tutti gli attori nazionali. Poco fa ho sentito Giovanni Toti, Salvini mi ha invitato a un incontro con tutti i governatori sabato mattina, ho voluto sentire Berlusconi per dirgli di questo incontro. Posso mettere in crisi rapporti nell’ambito del centrodestra nazionale? La Lega ha rispetto nei miei confronti, pur non essendo io leghista. Vengo coinvolto sempre da Forza Italia e così dagli altri alleati. Se andassi a modificare la giunta in un panorama nazionale che è un magma in evoluzione potrei fare dei passi di cui pentirmi a breve. Penso che il panorama si definisca nel giro di un mese dopo di che andrò a fare delle considerazioni».
Cosa si aspetta dal Conte bis?
«Collaborazione istituzionale, a me quello interessa. Come l’ho avuta col governo precedente. Politicamente non mi piace, mi pare anche strano che possa durare perché fra Pd e 5 Stelle non sono gli stracci, sono volati gli insulti. Però a me interessa la collaborazione istituzionale».
Ottime chance per un sottosegretario al Molise.
«Spero che sia il meglio che possa esprimere il Molise. Fermo restando che cosa fare in Molise lo so io, cosa fare a Roma lo saprà il sottosegretario».
ritai

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