Gli impegni dichiarati al Mise dall’ad Berti saranno contenuti in lettere di intenti che supportino la richiesta di un altro anno di cassa integrazione: qualche unità di personale da assumere ancora all’incubatoio e uno sforzo in comune con la Regione sulla cosiddetta filiera bassa, gli allevamenti, rappresentano le pezze d’appoggio della continuità aziendale Gam. Il motivo per cui tutti sono usciti dal Mise convinti che un altro anno di Cigs è possibile. All’incontro anche i dirigenti del ministero del Lavoro che, evidentemente, hanno già informalmente fatto capire che non dovrebbero esserci problemi.
L’accordo del 2017 cambia, non c’è più la parte più sostanziosa dell’investimento a cui si era impegnato il gruppo di Cesena dopo aver rilevato in Tribunale il primo lotto messo in vendita dell’ex Arena. Nessun passo indietro sul macello, che non sarà ristrutturato. E Invitalia considera chiusa la partita del contratto di sviluppo da 36 milioni complessivi (l’investimento pubblico previsto fra Ministero e Regione era del 40%). Ma le risorse non sarebbero perse, c’è la possibilità -riferiscono i sindacati – di utilizzarle per altri progetti nell’area del Matese.
Intanto, però, sembra rientrata l’emergenza più importante: senza questa possibilità, per 221 operai e impiegati Gam (il numero è sceso per via di pensionamenti ordinari e quota 100) dal 4 novembre si sarebbero spalancate le porte del licenziamento. E invece avranno un altro anno di sostegno al reddito.
I fondi sono quelli già in capo all’Inps per gli ammortizzatori nell’area di crisi complessa, è in corso ora il conteggio del monte retribuzioni per stabilire il fabbisogno. La Regione, con il governatore Toma, al tavolo ha dato assicurazioni sulla copertura della quota di Tfr e dei costi. La Gam rinnoverà il contratto di fitto di ramo d’azienda con Solagrital. Quindi l’amministratore Giulio Berchicci chiederà il rinnovo della cassa.
Intanto già dalla prossima settimana ci saranno incontri sui bandi a cui la Regione si è impegnata: l’amministrazione di Palazzo Vitale sosterrà l’autoimpiego dei lavoratori del bacino Gam che vorranno aprire allevamenti, Amadori invece ha assicurato che ritirerà i polli da quegli allevamenti.
Il progetto di rilancio si è ristretto. Molto. E la prospettiva di tornare alla produzione agroindustriale come esito naturale della vocazione avicola del Molise sparisce di nuovo. Non sarà sotto le insegne di Amadori comunque. Ma sul tavolo per ora c’è questo materiale di lavoro.
E c’è un altro anno di serenità per 220 nuclei familiari. Commentano, quindi, con soddisfazione tutti coloro che hanno preso parte al tavolo. La Regione evidenzia come sia stato premiato il lungo lavoro preparatorio che ha visto impegnato, nei mesi scorsi, il presidente Donato Toma in una fitta interlocuzione con Agricola Vicentina e sindacati. «Quello di oggi – commenta il governatore, accompagnato al tavolo dall’assessore Mazzuto e dai capi dipartimento Mogavero e Ioccca – è stato un confronto proficuo tra Regione, Gam, Agricola Vicentina e sindacati. Ci sono le condizioni per richiedere la cassa integrazione straordinaria, che è il problema più impellente da risolvere per i lavoratori. Si è convenuto di rimodulare l’accordo con il gruppo Amadori basandolo sullo sviluppo della filiera bassa e sul potenziamento occupazionale dell’incubatoio. Registro con soddisfazione – conclude – la marcata volontà di cooperare sui progetti imprenditoriali per il rilancio della filiera avicola da parte di Invitalia, Mise, Gruppo Amadori e Regione Molise».
È andata meglio di come le ultime vicende lasciavano prevedere, evidenzia la segretaria generale della Uil Tecla Boccardo: «Una giornata molto positiva rispetto alle nubi che si erano fin qui addensate su questa vertenza. Oltre alla continuità necessaria ad assicurare un altro anno di sostegno al reddito dei lavoratori Gam, ci sono state le rassicurazioni di Mise e Invitalia sul fatto che le risorse previste per il contratto di sviluppo con Amadori per il macello restano a disposizione di altri eventuali progetti in quell’area».
Un sospiro di sollievo per i diretti interessati, arrivati con due pullman e auto private a Roma. «Convocheremo subito un’assemblea dice Giancarlo D’Ilio – per informare tutti i nostri colleghi. Intanto la partita non è finita nemmeno sulla cassa e comunque – ribadisce – la nostra battaglia è per il lavoro».
L’auspicio è che fra un anno il quadro sia realmente diverso e non solo nel numero dei beneficiari degli ammortizzatori perché intanto qualcun altro sarà andato in pensione.
r.i.

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