Martedì, ore 20. Nell’aula V del Palazzo San Macuto è convocata la Commissione Antimafia per l’audizione dell’onorevole Giusy Occhionero.
I lavori, presieduti dall’onorevole penta stellato Nicola Morra, avrebbero potuto essere ‘accessibili’ attraverso il canale webtv.camera.it dove sono consultabili, sia in diretta sia sotto forma di registrazioni integrali, tutte le sedute della Commissione. Ma, come prevedibile, l’onorevole molisana – pur ribadendo la massima disponibilità nei confronti della Commissione antimafia – nella considerazione della fase preliminare di indagini in corso, ha preferito avvalersi della facoltà concessa di secretare i lavori. E così la seduta, partita con un quarto d’ora di ritardo, per chi era dall’altra parte dello schermo è durata solo qualche minuto.
Come è noto, l’onorevole di Italia Viva non risulta indagata in relazione alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex collaboratore Antonello Nicosia, arrestato con la pesante accusa di associazione mafiosa. Il rapporto professionale tra i due è terminato a maggio anche se i messaggi che hanno continuato a scambiarsi risalgono a qualche settimana prima dell’arresto: assunto alla modica cifra di 50 euro al mese e nonostante una condanna per traffico di droga, Nicosia – in base alle tesi dell’accusa – avrebbe avuto un ruolo decisivo nel portare dentro e fuori dal carcere – dove poteva accedere assieme alla deputata molisana senza alcun tipo di permesso preventivo – i messaggi dei boss mafiosi. Una sorta di ‘postino’ criminale, secondo le tesi della procura di Palermo. Un millantatore, invece, la versione dei familiari e del suo legale. La bufera che ha coinvolto Giusy Occhionero, che è stata già ascoltata dai magistrati palermitani, ha avuto – come prevedibile – anche una coda mediatica: la scorsa settimana anche l’incursione a Campomarino dell’inviato delle Iene contro il quale si è scagliato il padre dell’onorevole che lo ha inseguito e minacciato ‘armato’ di un manico di scopa. Una reazione – come ha poi cercato di spiegare l’onorevole in una mail di scuse inviata alla redazione – causata dallo stress emotivo al quale la famiglia è sottoposta dal giorno dell’arresto dell’ex collaboratore.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.