Pazienti dirottati fuori regione in caso di patologie non trattabili in Molise? È cosa buona e giusta. Almeno secondo il punto di vista del deputato del Movimento 5 Stelle Antonio Federico. La sua, va detto, è una considerazione che prende in esame lo stato dei fatti. E con una notevole dose di coraggio il portavoce alla Camera afferma che «stringere accordi (così come prevede il Programma operativo a firma di Giustini e Grossi in caso di pazienti affetti da ictus o che hanno riportato un politrauma grave, ndr) non può che essere positivo».
Il punto di partenza della chiacchierata con il grillino campobassano è il disavanzo di circa 60 milioni di euro rilevato in occasione del tavolo tecnico della sanità che si è riunito a Roma giovedì scorso. Sul punto Federico non si sbottona, vuole leggere prima il verbale. Ma non rimpiange la scelta di aver affidato la salute dei molisani ad un commissario diverso dal presidente della Regione.
A Giustini contesta di non condividere le scelte con istituzioni locali e cittadini.
Se avesse la possibilità di tornare indietro, perorerebbe come ha fatto un anno e mezzo fa la causa dei commissari della sanità?
«Nel 2009 il Molise è finito in piano di rientro e la sanità è stata commissariata per colpa della scelte della politica regionale dell’epoca. I governatori che si sono alternati in questi dieci anni nel ruolo di commissario hanno mostrato tutti i loro limiti. Quindi se potessi tornare indietro di un anno, perorerei ancora la scelta di un commissario esterno per la sanità molisana».
Come ritiene sia stato possibile far schizzare il debito a 60 milioni di euro?
«Già ai tavoli di monitoraggio di aprile e luglio scorsi erano venute fuori somme importanti: 15 milioni di euro di note di credito per i maggiori privati accreditati, 4 milioni di euro non trasferiti dalla Regione e altri 15 disimpegnati dal conto della sanità sempre ad opera della Regione. Qualcuno, forse, lo ricorda: erano i tempi in cui il governatore Toma diceva che “i soldi della sanità non sono della sanità”. Oggi, invece, per quanto riguarda questi 60 milioni di euro (58 per la precisione) bisogna ancora leggere il verbale con le risultanze del tavolo tecnico, ma a quanto pare da questa somma vanno tolti circa 26 milioni della fiscalità 2019 e sembra ci siano problemi legati a mancati trasferimenti, ancora una volta da parte della Regione, per annualità precedenti. Se fosse così, è chiaro che le responsabilità maggiori sono della politica che ha gestito la sanità negli anni scorsi. Tuttavia sono abituato a leggere gli atti prima di esprimere giudizi definitivi».
Non crede sia stato un errore affidare un settore così delicato nelle sole mani di due tecnici?
«In verità i due commissari non lavorano da soli, ma sono affiancati dal ministero della Salute e dal ministero dell’Economia e delle finanze, dall’Agenas e sono anche coadiuvati dall’Asrem e dalle strutture regionali. Se si fosse costruito un rapporto meno conflittuale tra governatore e commissario sarebbe stato certamente meglio».
Da molisano è contento dei servizi sanitari che le strutture della regione erogano?
«Da molisano sono orgoglioso del lavoro che operatori, medici e volontari fanno da anni, giorno e notte, nelle nostre strutture ospedaliere pubbliche per tenere in piedi servizi essenziali, nonostante il fatto che bandi e avvisi pubblici risultino sistematicamente deserti anche fuori dal blocco del turnover, un automatismo, voglio ricordarlo, che il Parlamento ha eliminato grazie al decreto Calabria su cui si è tanto speso il MoVimento 5 Stelle».
Sempre da molisano, lo sa che secondo il programma operativo scritto da Giustini e Grossi per alcune patologie i pazienti saranno dirottati a Napoli, Benevento e Foggia?
«A proposito di questo aspetto voglio ricordare le criticità che già sollevai in veste di consigliere regionale quando contestai la scelta di sottoscrivere un protocollo esclusivo con il Neuromed di Pozzili per quelle prestazioni tempo dipendenti legate alla neurochirurgia dopo la chiusura del reparto al Cardarelli. Intendiamoci: la professionalità e la disponibilità del Neuromed l’abbiamo potuta apprezzare tutti, ma sappiamo anche che, essendo un operatore privato, l’istituto lavora seguendo parametri legittimi ma differenti. In questo modo, da anni, spesso casi particolari sono dirottati fuori regione quando di fronte al cosiddetto ‘case mix’, la sovrapposizione di più patologie, la struttura di Pozzilli non è nelle condizioni di accogliere ogni tipologia di ricovero. A quel punto inizia il calvario delle telefonate alle strutture di fuori regione per trovare posto in altri ospedali.
Davanti a tutto ciò, stringere accordi preliminari per queste situazioni non può che essere positivo. A mio avviso l’unico modo per assicurare ogni tipo di assistenza ai molisani è guardare al di fuori dei confini regionali, quindi prevedere accordi interregionali. Stessa cosa per quanto riguarda i due privati più grandi, Neuromed e Fondazione, che sono troppo grandi per essere gestiti e sostenuti da una regione piccola come la nostra, quindi vanno gestiti nell’ambito di accordi interregionali non in termini di posti letto ma in termini di budget. Questo è ciò che ho sempre detto anche quando contestavo alcune scelte all’ex governatore-commissario Paolo Frattura».
Toma afferma che la gestione in mano ai commissari è risultata fallimentare. Riesce a trovare qualche elemento per dargli torto?
«Toma legittimamente fa queste affermazioni perché vorrebbe appropriarsi della gestione della sanità. Io la penso diversamente».
Un giudizio da 1 a 10 sull’operato dei commissari?
«Non do voti, anche perché non voglio rischiare di banalizzare un tema tanto importante. Dico, però, che ai commissari contesto la scarsa capacità di coinvolgere le istituzioni locali, le varie parti politiche e i cittadini nelle difficili scelte che sono stati chiamati a prendere. L’ho detto giorni fa al commissario Giustini e lo ribadisco qui: le responsabilità di scelte difficili vanno condivise a monte, altrimenti nella migliore delle ipotesi si ingenera confusione; nella peggiore non si aiuta il Molise ad uscire da un pantano che dura da dieci anni».
lu.co.

Un Commento

  1. Dott. Licio Iacobucci scrive:

    Dopo anni di lavoro in Sanità, mi permetto di dare, quale maturo operato del Servizio Sanitario Pubblico, che a volte ha avuto anche responsabilità di gestione, qualche consiglio, non richiesto, certo, ma che spero utile. In caso di ictus ischemico le linee guida dicono che avviata la trombolisi sistemica si deve procedere entro le sei ore alla trombolisi meccanica mediante procedure di neuroradiologia interventistica con cateteterismo selettivo del vaso cerebrale interessato e asportare il trombo che ostruisce il circolo. Analogamente a come si fa con l’infarto ischemico cardiaco. Bene, visto che il Decreto Balduzzi per ora non consente l’attivazione di una neuroradiologia interventistica al Cardarelli di Campobasso, sono necessari accordi di confine. Giusto. Ma siamo sicuri che a Benevento come pare sia stato fatto l’accordo, la neuroradiologia interventistica è aperta H24?., o ancora che si fa se non c’è posto. Per cui sarebbe utile ampliare l’offerta e fare accordi di confine anche con altre strutture magari anche più lontane e trasportare il paziente in elicottero nei tempi richiesti dalle linee guida (massimo sei ore). Naturalmente il trasporto in elicottero deve essere garantito anche con volo notturno visto che statisticamente gli ictus avvengono in prevalenza la notte. Ma siamo sicuri che l’eliporto dell’Ospedale Cardarelli di Campobasso è abilitato al volo notturno?

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