Il Presidente Mattarella l’aveva stralciata a settembre 2018 dal decreto emergenze: cosa c’entra l’incompatibilità fra presidente della Regione e commissario della sanità con le emergenze? In parole povere, questo il rilievo.
Ma la maggioranza gialloverde, in particolare la componente 5s con l’agguerrita – allora ministro – Giulia Grillo non mollò la presa. E piazzò la norma a lungo annunciata e fortissimamente voluta nel primo provvedimento utile che sembrava maggiormente pertinente: la conversione in legge del dl Fisco. L’articolo 25 septies di quel decreto ripristinò il ‘divieto di accesso’ alla sanità per i governatori commissariati accantonato quando a Palazzo Chigi c’era Renzi e a guidare la Campania era arrivato il convincente De Luca.
Il 7 dicembre il Cdm nominò Angelo Giustini commissario in Molise, per la prima volta un esterno e non il presidente in carica. Qualche giorno dopo, il varo definitivo dell’incompatibilità. Quell’articolo, il 25 septies, è incostituzionale.
Vittoria netta del governatore Donato Toma che all’udienza del Tar sul ricorso che contesta anche la nomina di commissario e sub arriva con un verdetto pesante. «Le posizioni giuridiche da me espresse, e dal M5s osteggiate, sono state confermate dalla Corte Costituzionale. Dunque, erano corrette e ormai è sventato il disegno politico di voler in qualche maniera assoggettare la Regione Molise a una volontà diversa da quella dei suoi elettori», commenta. Non risparmia i pentastellati, che per otto mesi non nominarono il commissario della sanità, lo fecero solo a fine 2018 e dopo aver cercato in tutti i modi di introdurre l’incompatibilità. «Non solo. In quei mesi i grillini molisani, che avevano perso le regionali, a Roma chiedevano di non nominare il presidente. Ora si assumano la responsabilità di aver scelto un commissario esterno che ha portato risultati catastrofici, lo dice il tavolo tecnico e non io, e di non aver saputo neanche scrivere le norme».
Un traguardo, la sentenza della Consulta. Il percorso però è da costruire. Il verdetto, pur non avendo un effetto immediato sulla struttura commissariale, arriva con un perfetto tempismo, nel momento clou della trattativa sul Patto per la Salute.«Nel Patto ho chiesto di inserire la revoca immediata dei commissari e la nomina dei presidenti delle Regioni», spiega Toma. Il parere delle Regioni era in agenda domani, pare però che sia stato rinviato. Ieri la discussione in Commissione Salute, a tratti accesa. Toma resta sulla sua linea: «Non darò alcuna intesa sul Patto se non sarà inserito l’impegno del governo a revocare i commissari laddove non siano i presidenti della Regione».
Dunque, gli ermellini hanno dato ragione a Toma e al prof Massimo Luciani, il costituzionalista che ha curato la causa. In base a quell’articolo del dl Fisco, Toma non poteva essere nominato commissario e De Luca e Zingaretti, che già lo erano, avrebbero dovuto essere dichiarati decaduti entro fine marzo scorso. Cosa che non è avvenuta. I due governatori stanno uscendo dal commissariamento – per la Campania c’è stata già la prima pronuncia – ma sono rimasti nella doppia carica. La Calabria era già stata commissariata tout court, con l’invio di un esterno cioè, qualche anno fa. Unico danneggiato, di fatto il Molise.
Perché è incostituzionale l’articolo 25 septies? Perché non c’entra nulla con la materia fiscale. Di nuovo il rilievo di Mattarella. O meglio, qualunque materia può avere a che fare con quella finanziaria, concetto di per sé talmente vasto da essere poco preciso, quasi insignificante nel caso di specie. Per la Corte, comunque, si era determinata «una automatica menomazione sul piano delle competenze dal momento che il quadro normativo preesistente consentiva l’esercizio di quella funzione da parte del presidente della Regione commissariata». La norma ha quindi dato luogo a «una significativa interferenza nella sfera regionale», per di più su una materia concorrente
La scelta ora è politica. A dar manforte agli attuali alleati dei grillini – che certo non arretreranno, almeno formalmente – e al ministro della Salute Speranza il verdetto depositato ieri.
Intanto Forza Italia fa quadrato intorno a Toma. La deputata Annaelsa Tartaglione e il capogruppo in Consiglio Nico Romagnuolo commentano: sancito il primato della democrazia, la sanità torni nelle mani del presidente eletto dai molisani.
Slitta, invece, rispetto alla tabella di marcia che il presidente aveva stilato la nomina del nuovo dg dell’Asrem. La commissione incaricata ha comunicato che non potrà concludere i lavori, per impegni di un componente, prima del 21 gennaio. Si profila dunque la proroga del commissariamento dell’azienda.
ritai

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