Al ministro Speranza ha chiesto di tenere in considerazione che il piano operativo della struttura commissariale è stato elaborato in base al ‘vecchio’ Patto per la salute. Un avviso del governatore al ‘navigante’ che insieme al ministro dell’Economia tiene le fila dei piani di rientro che potrebbe concretizzarsi in una moratoria, pure se breve, per il programma 2019-2021 che ha visto di fatto trascorrere già inutilmente il suo primo anno di vigenza teorica.
La bozza è ancora all’attenzione dei tecnici di Salute e Mef. La mossa di Donato Toma è collegata alla battaglia che ha avviato da qualche mese e che mercoledì ha ricevuto una leva formidabile dalla Consulta (ha abrogato l’incompatibilità fra presidenti e commissari). Chiede di inserire nel nuovo Patto la revoca degli esterni che in sostanza varrebbe per la nostra Regione e per la Calabria e la previsione di un Dea di II livello (quindi per esempio un’assistenza completa per le reti ictus e infarto) per ogni regione, in deroga ai criteri del Balduzzi legati al bacino di utenza e quindi alla popolazione ma anche al numero degli interventi annui. Entro il 31 dicembre il Patto va ‘chiuso’, o si perdono i due miliardi di risorse in più per il Fondo sanitario nazionale. La Stato-Regioni prevista per l’11 è stata rinviata. Per impegni del ministro, ma anche perché il governo sa che i presidenti non sono tutti d’accordo. Quello del Molise più degli altri.
Senza questi correttivi, lei non darà l’intesa?
«Anche negli ultimi giorni ho sentito il capo segreteria del ministro della Salute. Gli ho ribadito la mia posizione. Mi ha risposto: vediamo… Io chiedo il commissario presidente e un Dea di II livello. È la mia lettera a Babbo Natale. Guardi, non ho velleità commissariali. Reclamo la nomina, che non vedrebbe nessuna aggiunta alla mia indennità, per mettere in campo la nostra idea di sanità, quella che ho illustrato ai molisani, e per garantire servizi migliori ai nostri concittadini».
Il Pd, tra gli altri, dopo la sentenza della Corte Costituzionale l’ha sfidata: adesso Toma ci faccia capire qual è la sua idea di sanità.
«La conosce bene anche il Pd perché è nelle mie linee programmatiche. Comunque, ribadisco e riassumo. Un Dea di II livello a Campobasso con tutte le specialità più importanti. Questo è fondamentale. Ospedali di primo livello a Termoli, con punto nascita, e Isernia, sempre con un punto nascita. Ad Agnone il mantenimento del presidio di area disagiata, attraverso accordi di confine. A Venafro e Larino ospedali di comunità rafforzati, pure in questo caso con intese di confine».
Rafforzati in che senso?
«Gli ospedali di comunità hanno solo posti letto per malati cronici, e non per acuti. Si possono rafforzare con una maggiore presenza di infermieri rispetto ai medici».
E i rapporti coi privati?
«Le strutture private non vanno depotenziate ma mantenute perché noi abbiamo delle eccellenze. Vanno potenziate, con un forte investimento infrastrutturale invece, le strutture pubbliche. Con il Gemelli e il Neuromed vanno fatti accordi, come con gli altri ospedali limitrofi. E basta conflitti. Così daremo a questa regione la dignità di regione autonoma anche sotto il profilo sanitario. Ecco perché ambisco a fare il commissario. Non voglio una ‘targa’. Non ho parenti e interessi nella sanità. Ma se io fossi commissario in questo momento potrei spingere per realizzare queste cose. Anche se a me piacerebbe che la Regione non fosse commissariata, che si potesse riappropriare pienamente della programmazione dei servizi per la salute».
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