L’appuntamento è per stamane alle 10. Esattamente un anno dopo la loro nomina e dopo mesi di ‘corteggiamento’ insistente da parte del Consiglio regionale – esautorato dalla programmazione della sanità ma pur sempre la massima istituzione del Molise – i commissari Angelo Giustini e Ida Grossi saranno ascoltati in audizione dai capigruppo di Palazzo D’Aimmo. La seduta è aperta ai comitati e agli Ordini dei medici nonché agli organi di informazione.
Ma del piano operativo probabilmente Giustini e Grossi non parleranno. Al presidente dell’Assise Salvatore Micone, che aveva chiesto il documento, la sub Grossi ha fatto sapere che non è divulgabile perché ancora oggetto di confronto con i Ministeri. Quando il confronto con Roma sarà terminato, però viene da ribattere, ci sarà poco da discutere o provare a cambiare. Si potrà solo ratificare. O farsene una ragione.
I capigruppo porranno le loro domande ai commissari, questo è naturale. Di sicuro si parlerà della gestione finanziaria e di bilancio, dei soldi della sanità, se finiscono e in che tempi nel conto sanità. Questione non di poco conto visto che dall’ultima verifica del tavolo tecnico pare sia emerso un deficit tendenziale di 60 milioni.
Nel pomeriggio, invece, si terrà la seduta monotematica sulla sanità. Maggioranza e opposizioni si confronteranno sulle rispettive proposte per cercare di migliorare l’impianto della programmazione che si intuisce molto bene dalla bozza di piano operativo, non divulgabile ma nota a tutti.
Ieri sera, a Palazzo Vitale, il governatore Donato Toma ha riunito il centrodestra. Tra gli assenti si segnalano l’ex presidente Michele Iorio – che qualche settimana fa ha rilanciato la sua proposta di legiferare sulla programmazione sanitaria dimostrando intenzione e idee per riappropriarsi della competenza -, Aida Romagnuolo e Armandino D’Egidio (che aveva avvisato dell’assenza). La maggioranza ha discusso della conduzione dei lavori.
Undici gli atti iscritti, fra mozioni e ordini del giorno: sei dei 5 Stelle, due del Pd, due a firma di Di Lucente e uno di Calenda e Scarabeo. Dal rapporto coi privati alla moratoria sulla riduzione dei servizi, per finire al Caracciolo. La tutela dell’ospedale di Agnone, che il Po di Giustini e Grossi declassa a struttura di comunità mentre oggi è presidio di area disagiata, sembra essere il punto su cui maggioranza e minoranze potranno convergere. Sul resto, già alla vigilia e sulla carta, sarà dura.

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