Avrebbero dovuto «ragionare col territorio» del nuovo programma operativo. Invece, pure coi 5 Stelle – sponsor convinti del commissariamento della Regione – Giustini e Grossi blindano il piano col timbro top secret perché ancora bozza. Mentre in realtà quel documento è virale: sul web e nelle chat private impazza.
«Non li abbiamo ‘comprati’, non sono nostri. Non dobbiamo difendere nessuno. Anzi, Giustini è stato indicato dalla Lega…». Comunque, aggiunge il capogruppo Andrea Greco, «non è questo il modo di pianificare la sanità».
Sfugge se anche nel merito quel piano non piaccia ai pentastellati. Il concetto è quanto meno sfumato. Di sicuro i 5s puntano a correggerlo, con atti che saranno oggi pomeriggio all’attenzione dell’Aula di via IV Novembre. In sintesi: il riequilibrio delle risorse assegnate ai principali erogatori privati, la deroga al Balduzzi per riaprire la Neurochirurgia al Cardarelli di Campobasso e completare così la rete di emergenza entro i confini della Regione, l’aumento del numero di borse aggiuntive per specializzandi finanziate da Palazzo Vitale e l’inserimento nei Pronto soccorso dei medici non specializzati, come ha fatto il Veneto, per i codici bianchi e verdi.
Il Dea di II livello a cui punta Toma? «Ha un costo proibitivo. Tutta la sua proposta per la sanità che abbiamo letto in questi giorni vale un miliardo», la accantona Greco in avvio di conferenza stampa. I fondi che al Molise arrivano da Roma, più o meno 580 milioni, non bastano ma ne servirebbero in più, secondo il calcolo dei commissari che i 5s riferiscono, una trentina per garantire l’attuale sistema. Riducendo tutto all’osso, specificano i portavoce dei 5 Stelle.
La cura pentastellata, quindi, consiste nel riequilibrare il budget affidato ai grandi privati perché viene utilizzato principalmente per la cura di pazienti extraregionali, soldi che rientrano in cassa solo dopo due anni e nel frattempo il Molise resta in deficit e in piano di rientro. Nel finanziare, inoltre, almeno dieci borse aggiuntive ogni anno per ipotizzare – spiega Angelo Primiani – di avere «in cinque anni una platea di nuovi medici». Come l’Ordine dei medici, poi, il Movimento punta sulla deroga per Neurochirurgia a Campobasso, che completerebbe l’offerta con la nuova stroke unit ed eviterebbe rocamboleschi viaggi della speranza verso Foggia o Benevento (come prevede invece il piano operativo dei commissari).
Valerio Fontana aggiunge che introducendo nei Pronto soccorso i medici laureati ma non ancora specializzati si darebbe sollievo agli organici allo stremo potendo attingere da una platea nazionale di 15-20mila professionisti e avendo ‘solo’ la concorrenza del Veneto. Che non è commissariato, però. Non cita un ostacolo che fin qui si è dimostrato decisivo: il tavolo tecnico che ha detto no a qualsiasi sperimentazione in Molise che non fosse sancita per legge (pensionati, militari, società esterne).
Vittorio Nola puntualizza la necessità che il Consiglio esca con un pronunciamento unanime dopo aver ascoltato i commissari, oppure sarà tutto inutile. Patrizia Manzo sposta l’asse sulle risposte che la sanità molisana non dà e che sono all’origine dell’enorme volume di mobilità passiva, fattore negativo evidenziato pure da Nola. E quindi, il mancato rispetto dei Lea per gli interventi al femore, la carenza di primari e di personale in genere. Soprattutto non ci sono servizi adeguati sul territorio. «I nostri anziani eviterebbero volentieri di andare in ospedale per un prelievo».
Toma commissario? A loro sarebbe convenuto, dicono tra il serio e il meno serio. Ma difendono la scelta di aver chiesto e ottenuto un esterno. «È stata una battaglia politica sì. Perché qui la politica ha già fallito. Il governo Prodi tirò fuori 400 milioni, dopo di che abbiamo accumulato nuovo debito e dopo 12 anni di commissariamento e tasse alle stelle non siamo ancora usciti dal piano di rientro. Ha fallito quella politica da sempre alleata con i più grandi portatori di interesse nella sanità privata del Molise. E chi si trova a governare non si può esprimere al 100%», così Greco.
Il commento alla sentenza della Consulta che cancella l’incompatibilità fra presidente e commissario, affidato a Fabio De Chirico, sembrava ricondurre il divieto di ‘accesso’ per i governatori al passato, al Patto di Lorenzin. Un adempimento e non ‘la crociata’ dell’ex ministro Grillo. Nessuna presa di distanza, assicura invece De Chirico. Era per dire che anche prima dell’incompatibilità introdotta con la legge di conversione del dl Fisco era possibile non affidare il commissariamento della sanità al presidente di Regione interessato. Quindi, Giustini resta per ora al suo posto.
I 5s bacchettano, infine, Toma che sta bloccando l’intesa sul Patto per la Salute. «Lo fa solo perché vuole diventare il commissario e blocca due miliardi di fondi aggiuntivi e anche quelli per il personale», dicono. «Se lo facesse per derogare al Balduzzi, che in altre regioni funziona per le caratteristiche della nostra invece va rivisitato, per esempio sulla Neurochirurgia come già avvenuto per Chirurgia vascolare saremmo con lui». Anche per i 5s quindi il Balduzzi va cambiato e sbagliò Frattura a non porre il veto nel 2015.
Tornando però all’immediato, dai commissari stamattina vogliono sapere se le risorse stanziate per la sanità sono andate tutte nel conto della sanità e cosa hanno fatto in questo anno, quanti dei compiti che il governo gli ha assegnato col decreto di nomina del 7 dicembre 2018 hanno realizzato. «Un metro per capire – la sintesi di Greco – se questo anno ha portato risultati o no».
r.i.

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