Non si può riproporre una gara d’appalto di oltre cinque anni fa (novembre 2011) senza aver aggiornato nessuna istruttoria di tutte quelle svolte nel 2011. Perché quando una pubblica amministrazione mette a bando un servizio – in questo caso il trasporto locale – deve assicurare le migliori condizioni di partecipazione alle imprese interessate. Il che vuol dire anche garantire agli utenti che il servizio sarà gestito nel migliore dei modi, o che comunque la Pa ha mirato a questo obiettivo.
L’Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha bocciato l’iter avviato dalla giunta Frattura con la delibera 507 del 2 novembre 2016: individuazione degli operatori economici con cui avviare una procedura negoziata (una selezione ristretta dunque) per l’affidamento del trasporto pubblico locale extraurbano. La Regione, con l’atto istruito dall’assessore Pierpaolo Nagni, ha intenzione di riproporre, comunque richiama, le condizioni del bando europeo del 2011 perché la gara allora espletata è stata considerata come ‘andata deserta’ perché l’unico concorrente e aggiudicatario provvisorio – l’Atm – è stato poi escluso. L’avviso, che vale 115 milioni di euro per 72 mesi (sei anni), è scaduto il 1 marzo. Il Garante della concorrenza Pitruzzella ha chiarito che non è questa la strada giusta e col provvedimento di segnalazione al governatore e all’assessore del 29 marzo scorso ha assegnato all’esecutivo 60 giorni per spiegare all’Authority cosa intende fare per rimediare alle «criticità concorrenziali evidenziate».
Sono i 5 Stelle a rendere noto che il Garante ha «stroncato senza mezzi termini la procedura individuata dalla Regione Molise». Sul punto, ricordano, sono intervenuti più volte in Consiglio: «Da ultimo la nostra interrogazione del 10 marzo in cui chiediamo spiegazioni proprio su questa procedura avviata dal governo regionale. I tempi di reazione dell’amministrazione regionale sono ben noti, ma per fortuna questa volta è intervenuta l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato con una sua segnalazione» che censura l’iter sotto tre punti di vista. E cioè: «Non si può riapplicare nel 2017 la stessa disciplina utilizzata nel bando del 2011 per giustificare una procedura ristretta per ovvi motivi che pregiudicano sia il livello dei servizi che l’efficiente selezione del soggetto gestore; la procedura utilizzata inoltre non garantisce alcun tipo di confronto concorrenziale e di competitività; addirittura anche l’unicità della gestione viene messa in discussione poiché si basa su verifiche di legittimità di oltre cinque anni fa».
L’affidamento dei servizi, rileva il Garante, avverrebbe senza che siano stati definiti il fabbisogno attuale per gli utenti, le modalità efficienti di organizzazione e la sostenibilità delle condizioni economiche offerte ai gestori. «Una vera e propria bocciatura della procedura disegnata dall’assessore Nagni ed avallata da tutta la giunta regionale, in primis dal presidente Frattura», accusano i portavoce del Movimento 5 Stelle a Palazzo D’Aimmo Manzo e Federico.
«Ai nostri occhi sembra che si voglia continuare a tutelare vecchie posizioni di monopolio, piuttosto che tutelare i cittadini e le loro necessità di mobilità. Questo è l’ennesimo fallimento e rappresenta tutto quello che il Movimento 5 Stelle ha denunciato in questi mesi. Basta infatti riprendere il verbale della seduta del 29 novembre 2016 in cui discutevamo una prima interrogazione proprio sulle modalità con cui si sarebbe dovuto esperire il bando e ammonivamo l’assessore sui rischi di una procedura come quella che poi è stata seguita. Così oggi possiamo affermare, senza timore di smentita, il più classico dei ‘noi ve lo avevamo detto’».
E con un videomessaggio su Facebook, inoltre, Federico torna sul tema dell’Egam. Anche l’ente di governo del sistema idrico integrato sta incontrando non pochi ostacoli: la sua istituzione è obbligatoria da due anni, la Regione cioè è in ritardo di due anni. Prima la costituzione con delibera di giunta annullata dal Tar, ora il lunghissimo e travagliato iter del ddl in Consiglio. Il testo tornerà in Aula il 13 aprile. La scorsa seduta è stata rinviata dopo che un emendamento di M5S ha rischiato di passare: la votazione è finita 10 a 10. «Se fosse andata così anche per il ddl sarebbe stato bocciato e con la proposta anche questa maggioranza», dichiara Federico. Centrale nel riordino della gestione dell’acqua, il ruolo di Molise Acque. E sul punto il grillino riporta i dati contenuti nella risposta ad una interrogazione che con Manzo presentò sullo stato finanziario dell’ex Erim. «Molise Acque vanta 32 milioni di crediti nei confronti dei Comuni e 32 milioni sono i debiti nei confronti di Hera Comm» per la fornitura di energia. «Allora Hera Comm – prosegue – vorrà pur garantire la sua remunerazione e la sua possibilità di vedere convenienza nell’aspettare che si risolva la sua posizione creditoria». Una società pubblica, costituita dai Comuni magari con Molise Acque: questa la proposta M5S per garantire la gestione pubblica dell’acqua. E resta in piedi la pregiudiziale, conclude Federico: senza quantificare quanto costerà ai Comuni l’adesione all’Egam come si può dire che non aumenteranno le tariffe?

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