Negli ultimi anni, l’Italia ha conosciuto una grande espansione dell’agricoltura biologica. La struttura geografica della nostra Penisola ha infatti facilitato lo sviluppo di piccole e medie imprese a conduzione familiare, che hanno scommesso sulla qualità, sull’eccellenza, sulla tradizione e sulla tipicità delle produzioni. Non stupisce, dunque, che questi due modelli abbiano finito per ibridarsi, dando vita ai bio-distretti: un’area geografica dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Il primo bio-distretto nazionale è stato ufficialmente attivato in Italia nel 2009 dall’Associazione italiana per l’agricoltura biologica nel Cilento, poi sono arrivati altri 9 bio-distretti su tutto il territorio nazionale e tante altre realtà stanno attrezzandosi in questo senso. Anche il Molise ora si apre ai bio-distretti con una proposta di legge che oltre a regolamentarne la costituzione, sostiene anche le attività. Il consigliere Filippo Monaco, primo firmatario del ddl che è già all’esame della seconda commissione consiliare e che verrà discussa già la prossima settimana, spiega così la ratio del provvedimento: «Ho ritenuto doveroso dare la possibilità ai nostri agricoltori di mettere in comune, in forma organizzata, quel valore aggiunto costituito dalle colture biologiche, l’attenzione all’ambiente ed il rispetto dei beni disponibili (terra, acqua ed energia). Sono molte le esperienze biologiche e di qualità presenti nella nostra regione, ma è evidente che gli operatori non devono essere lasciati da soli anche perché le loro scelte vanno a vantaggio di tutto il territorio e dell’economia molisana».
Il bio-distretto infatti crea vantaggio per agricoltori, consumatori, amministrazioni pubbliche, imprese e associazioni. Gli agricoltori per esempio hanno il vantaggio di riuscire a collocare localmente la maggior parte delle produzioni, inserendosi in circuiti detti multinfunzionali, come bio-agriturismi, bio-sentieri, bio-fattorie didattiche, bio-fattorie sociali. I consumatori, grazie al bio-distretto, possono contare sulla tracciabilità totale del prodotto biologico da filiera corta, sulla loro maggiore disponibilità e facilità di acquisto e sulla salvaguardia delle risorse naturali del territorio in cui vivono. Senza contare che tra consumatori e produttori del territorio si può creare un rapporto diretto, franco e di collaborazione reciproca. Vantaggi poi anche per le amministrazioni pubbliche: aderendo al bio-distretto hanno la possibilità di riqualificare e valorizzare il proprio territorio, rendendolo più attrattivo dal punto di vista turistico.
Insomma una grande opportunità che ora si apre pure per la nostra regione.
«Sono convinto – dice Monaco – che il Molise abbia caratteristiche peculiari che si evidenziano nel rapporto fra prodotto e territorio e che la concertazione tra imprenditori, associazionismo e enti pubblici possa essere veramente il mezzo per farle emergere e rendere ancor più significativa l’intera filiera anche sotto l’aspetto economico. Dico questo perché l’esperienza dei bio-distretti in altre regioni italiane, avviate da diversi anni, sta già portando buoni frutti e credo che il Molise non sia da meno, anzi mi auguro che possa scoprire in questo modo la sua vocazione più profondo».

Un Commento

  1. Donato Paolucci scrive:

    Un’idea vincente non perché lo ha detto Monaco, ma perché si tratta di una formula che ha funzionato altrove, in primis in Emilia-Romagna.

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