Venafro e Isernia le tappe di oggi ma, assicura Matteo Salvini, non sarà l’unica visita elettorale in vista delle regionali.
Nella campagna per le politiche fece il pieno di pubblico, sorprendendo pure (o per primi) gli alleati. Dalle urne la conferma di quel ‘pieno’. Cinque anni fa la Lega aveva lo 0,18%. Il 4 marzo ha preso l’8,67 alla Camera. Stasera il leader, quasi futuro premier – che prova a tenere unito il centrodestra e con M5S ragiona alla pari – torna in Molise. Ad accoglierlo i vertici locali, guidati dal coordinatore Luigi Mazzuto, salviniano della prima ora, e i candidati della lista. Lista che non ha ‘imbarcato’ nessuno, sottolinea Salvini.
Il pomeriggio della vigilia, trova dieci minuti nell’agenda impossibile di un quasi futuro premier. Chiede che temperatura c’è. Archiviati i tempi della battaglia contro il Sud, del Molise Salvini ha imparato una cosa fondamentale: quanto possono ‘tradire’ i visitatori le sue mezze stagioni.
Il risultato del 4 marzo è merito del gruppo dirigente locale? Merito di Salvini?
«Io dico grazie ai molisani, innanzitutto. Perché uno può avere le idee migliori al mondo però se i cittadini non si fidano, non gli credono e non lo votano evidentemente non va lontano. Passare dallo 0,1 ad essere una delle prime forze politiche in Molise significa che abbiamo ben lavorato. Ma non mi accontento. A livello nazionale proveremo di tutto per dar vita a un governo per passare dalle parole ai fatti. A livello regionale l’occasione è il 22 aprile, quindi probabilmente è anche più vicina. La festa è durata poche ore e poi abbiamo ripreso a lavorare più di prima, tanto che ho deciso di venire personalmente sia a Venafro sia a Isernia. Penso che altri segretari di partito non abbiano esattamente lo stesso modo di agire, di esser presenti sul territorio».
Le piace, onorevole, il centrodestra che si presenta alle regionali?
«Sì. Mi sembra che l’emergenza sia il lavoro, il che vuol dire sfruttare bene i fondi europei. Una delle poche cose buone che arrivano da Bruxelles, se poi si usano poco e male non va assolutamente bene. Si deve investire sulle infrastrutture, ci sono strade regionali che mi sembra non vengano curate o mantenute da troppo tempo. Mi pare che il dottor Toma abbia ben chiaro che l’emergenza è ridare centralità al lavoro, e su questo la Regione ha parecchie capacità di intervento. Un altro tema caldo è la sanità, visto che è una competenza regionale: troppe chiusure, liste d’attesa troppo lunghe, troppi molisani costretti ad andare altrove per farsi curare. Noi non abbiamo la bacchetta magica però penso che meglio delle giunte uscenti di sinistra saremo in grado di fare».
Chi è l’avversario: M5S con cui lei in particolare sta dialogando a Roma o il centrosinistra?
«A livello regionale è la sinistra che ha mal governato, tanto che – sono i primi a riconoscerlo – non ricandidano neanche il governatore uscente, che è una cosa abbastanza strana. Poi sono convinto che a livello regionale i cittadini chiedano risposte concrete: sulla disabilità, sui trasporti. Un’altra competenza a cui terrò particolarmente è l’agricoltura. Ci sono troppe piccole e medie aziende agricole molisane in crisi perché non protette né dalla Regione né dal governo nazionale, e ne so qualcosa da europarlamentare. L’agricoltura tornerà in cima agli interessi del governo, se avrò l’onore di guidarlo. Quindi, l’avversario è un centrosinistra che ha mal governato per troppo tempo e ancora governa peraltro tanti Comuni del Molise».
Che dice della lista messa insieme dal coordinatore Luigi Mazzuto?
«Una bella lista, giovane, un mix di esperienza professionale e novità. Avremmo potuto imbarcare rappresentanti di altri partiti con alle spalle un passato politico ventennale. Abbiam fatto una scelta nuova, diversa, candidando anche dei ventenni perché se dal Molise scappano i giovani vuol dire che un futuro non c’è. E poi è una lista di gente che ha le idee ben chiare, ad esempio, sul tema immigrazione. Che una regione piccola come il Molise sia costretta a ospitare e mantenere più di seimila presunti profughi è una cosa che merita candidati che su questo abbiano le idee chiare e dicano anche ai prefetti, una volta eletti in Regione, i no che devono essere detti. Son ben contento degli uomini e delle donne che rappresenteranno la Lega in Regione Molise».
Il 16 febbraio a Campobasso disse: dopo il 4 marzo torno in Molise da premier…
(ride)
Non c’è stato il tempo?
«Diciamo che in pochi credevano a un risultato bello della Lega come quello che è stato, io ci credevo. Siamo a metà dell’opera. Io ho detto: sono a disposizione perché voglio realizzare il programma. Voglio mantenere i patti, quindi cancellare la legge Fornero, espellere i clandestini, approvare una legge sulla legittima difesa. Ascolteremo tutte le altre forze politiche e farò il possibile. Non ne faccio una malattia. Vedo che altri dicono: o faccio io il presidente del Consiglio oppure sarà il diluvio. Per carità, non è che dopo Salvini ci sia il diluvio. Però ce la metteremo tutta per passare dalle parole ai fatti».
A cosa rinuncerebbe, dei punti del suo programma, per dare un governo all’Italia?
«Sono disponibile ad aggiungere, ad aggiornare, a modificare. Ma a rinunciare no. Il voto di migliaia di molisani e di milioni di italiani mi è stato dato per cancellare la legge Fornero, per cancellare lo spesometro, per istituire un ministero per la disabilità, per controllare i confini, per ridurre le tasse. Poi, su come farlo e in che tempi farlo sono disponibile a ragionare. Però nessuno potrà venire a dirmi: andiamo al governo ma la legge Fornero non si tocca. Ecco questa, per intenderci, è un’ipotesi impossibile».
Dopo ‘l’altro Matteo’ lei è il populista per antonomasia. Lo è, secondo lei? E non teme che la prova del governo le rovinerebbe questo abito rendendola ‘come gli altri’?
«Se per populista si intende uno che ascolta i cittadini prima di decidere ne sono ben orgoglioso. Si fa più fatica, ci si mette più impegno però sono fatto così. Secondo, quasi sei milioni di italiani hanno votato Lega per un cambiamento. Quindi se io dicessi “prendo il voto, eleggo 183 parlamentari ma non ho voglia di prendermi le mie responsabilità e non voglio andare al governo”, sarebbe un tradimento della fiducia di questi milioni di italiani. Farò di tutto per poter passare dalle parole ai fatti sempre ascoltando le persone. Quindi un populista di governo, perché no?».
Dunque, torna per vincere col centrodestra in Molise?
«Ci conto e faremo tutto il possibile. E non sarà l’unica mia presenza molisana da qui al 22 aprile…».
rita iacobucci

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