La maggioranza ancora una volta fa quadrato intorno al presidente Donato Toma e al suo esecutivo: vota un ordine del giorno che impegna il governatore ad avviare le iniziative necessarie ad attivare un piano di verifiche e messa in sicurezza di infrastrutture strategiche e scuole, ottendendo il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale e la definizione di un programma di interventi condiviso.
I 5 Stelle con un documento ad hoc, bocciato dall’Aula ma che resta come intento politico visto che sono forza di governo a Roma, sostengono che lo stato d’emergenza non può riguardare tutta la regione, come invece prevede la delibera della giunta. Il Pd, infine, accusa Toma e l’esecutivo Conte: al primo sollecita la dichiarazione dello stato di emergenza regionale e agli attuali inquilini di Palazzo Chigi rimprovera «assenza assoluta» nel post sisma del Molise.
Nella seduta straordinaria che Toma ha voluto per informare il Consiglio – e che il presidente Micone apre commemorando le vittime del crollo del ponte Morandi a Genova -, è lui a fornire dati aggiornati al 28 agosto: 186 sfollati ospitati in 69 tende, 9 le tendopoli. Le situazioni di maggiore allarme riguardano il serbatoio di Montecilfone per il quale il presidente ha dato disposizioni per l’abbattimento, senza aspettare la decisione del governo nazionale.
Decisione che dovrebbe arrivare il 7 settembre e non il 3. Questo risulta al governatore, mentre ai parlamentari 5 Stelle che stanno seguendo la vicenda la Protezione civile nazionale ha fatto sapere che la prima data utile per l’esame della richiesta è quella di lunedì prossimo.
C’è da aspettare, comunque. Ma, Toma respinge così la posizione dem che gli suggerisce di decretare intanto come governatore l’emergenza, la Regione al momento non può far fronte con fondi del proprio bilancio alle necessità di almeno 4 milioni. «Forse non sono stato chiaro all’inizio della seduta: siamo in stato di emergenza, l’allerta ci è stata data dal Dipartimento nazionale di Protezione civile e dall’Ingv. Non c’è bisogno di dichiarazione, l’emergenza viene rilevata. Ma senza decretazione il fondo nazionale per le emergenze non è impegnato. Ci è stato comunicato che attualmente ci sono 2 milioni (quindi questi saranno subito disponibili rispetto ai 4 richiesti, ndr) e ci è stato assicurato che poi sarà incrementato. Comunque non c’è disponibilità di questa cifra nel nostro bilancio. Voi mi dite che si può reperire? Certo, ma intanto forse arriva una prossima emergenza». Toma poi specifica che la Regione ha una dotazione per le emergenze, ma vi gravano i costi degli interventi della Protezione civile, quelli dei Vigili del fuoco, «che hanno anticipato i soldi», quindi la dotazione è agli sgoccioli.
La strada, a suo parere, è quella dell’emergenza nazionale. «Sono fiducioso. I 5 Stelle si stanno muovendo, io l’ho fatto coi miei alleati», dice citando la risoluzione della deputata Tartaglione. Basta la political suasion? No. Però Toma è convinto che i requisiti per il riconoscimento ci sono, quindi la political suasion serve ad accelerare. La richiesta è stata fatta solo lunedì perché, spiega, si è atteso di avere almeno un quadro dei danni e degli interventi. È stata fatta per tutto il territorio perché anche il Comune di Agnone ha attivato un Coc, questo non vuol dire che i contributi andranno ovunque, bensì solo dove effettivamente saranno riscontrati danni, che sono anche quelli alle attività economiche. Porta a esempio le tante disdette dei turisti sulla costa. Se non arriverà il riconoscimento? «Allora ne discuteremo perché è chiaro che dovremo essere noi a farci carico di questa situazione», chiude Toma prima del voto sugli odg.
Dai banchi della sua maggioranza Antonio Tedeschi e Paola Matteo evidenziano lo sdegno per lo smantellamento del servizio geologico e sismico da parte della precedente amministrazione, Aida Romagnuolo chiede di tenere alta la guardia sui danni veri perché «di furbi in giro ce ne sono tanti, mi arrivano segnalazioni di tecnici che invitano i cittadini a chiedere verifiche per l’inagibilità per edifici che non hanno avuto danni da questo terremoto». E poi Nico Romagnuolo, ex sub commissario alla ricostruzione post sisma del 2002, difende a più riprese quel modello e gli interventi realizzati. «Dobbiamo attivarci – così infine Filomena Calenda – affinché in tempi rapidissimi ogni sfollato abbia un tetto sulla testa».
r.i.

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