2.De_FilippoAncora una soddisfazione, ancora un passo avanti nell’offerta di salute della Fondazione Giovanni Paolo II. Che è centro di riferimento nazionale per una metodica innovativa nella riparazione della valvola mitralica. Con questo intervento a largo Gemelli vengono trattati pazienti altrimenti inoperabili.
Le malattie cardiovascolari restano la principale causa di morte nel mondo: 17,3 milioni di decessi ogni anno, che diventeranno 23 milioni entro il 2030. In Italia queste malattie sono responsabili del 44% di tutte le morti che si registrano. In particolare le patologie che interessano le valvole cardiache sono incostante aumento.
Dal 2016 l’equipe cardiovascolare, diretta dal dottor Carlo Maria De Filippo, esegue un’innovativa metodica mini invasiva, per riparare la valvola mitralica, definita “impianto transapicale di neocorde”. A distanza di circa un anno dal primo impianto il bilancio è assai positivo: sono stati curati diversi pazienti anche molto anziani e con ottimi risultati – riferiscono dal Centro della Cattolica – che sono stati dimessi dopo pochi giorni di degenza.
La valvola mitralica è ancorata al cuore da vere e proprie corde che quando si allungano o si rompono determinano un’insufficienza e compromettono notevolmente la funzionalità cardiaca. La tecnica è eseguita a cuore battente, senza circolazione extracorporea e consiste nel sostituire i legamenti del paziente con altri artificiali.
Il cardiochirurgo, guidato da un’ecografia 3 e 4D, pratica un’incisione di pochi centimetri (5 centimetri) nella parete laterale del torace e introduce nel cuore uno strumento che ancora le corde alla valvola. Queste sono composte da uno speciale materiale chiamato “gore-tex” che con il tempo assume proprio l’aspetto degli elementi naturali. L’ecografia tridimensionale è indispensabile per definire con precisione la lunghezza dell’impianto.
Ad aprile scorso è stato trattato un altro paziente che è stato dimesso dopo cinque soli giorni di degenza. La ridotta estensione del taglio e l’assenza di circolazione extra-corporea garantiscono, infatti, una ripresa veloce e un impatto biologico minimo, che consente di condurre una vita normale in pochissimo tempo. Questa metodica è indicata per persone compromesse o con caratteristiche anatomiche particolari che non possono essere curate con le tecniche tradizionali. È possibile trattare anche pazienti altrimenti inoperabili o ad alto rischio.

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