I tumori alla prostata, al rene e alla vescica colpiscono soprattutto la popolazione maschile. La neoplasia alla prostata (ghiandola delle dimensioni di una noce posizionata di fronte al retto e presente solo negli uomini) rappresenta il 18% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo. Meno diffuso è il carcinoma al rene (2%), si presenta il doppio delle volte nel sesso maschile che in quello femminile e si sviluppa con l’avanzare dell’età, infatti il picco massimo si ha intorno ai 60 anni. La neoplasia alla vescica, rappresenta il 3% dei tumori e colpisce tre volte di più gli uomini rispetto alle donne ed è comune tra i 60 e i 70 anni.
Contro il tumore al rene e alla vescica non esistono programmi di screening o metodi affidabili per arrivare precocemente a una diagnosi, quindi bisogna avere uno stile di vita sano: evitare fumo, fare una dieta equilibrata e non esporsi troppo alle sostanze chimiche aggressive e carncerogene.
Per il tumore alla prostata è possibile effettuare un esame del sangue misurando il Psa (antigene prostatico specifico).
Il dottor Marco Carini, direttore di urologia oncologica mininvasiva robotica e andrologica presso l’azienda ospedaliero universitaria di Careggi a Firenze, spiega: «Da quando, negli anni ‘90, questo controllo è stato introdotto nella pratica clinica, il numero di diagnosi di carcinoma alla prostata è aumentato sensibilmente. Il Psa, tuttavia, rappresenta un marker organo-specifico ma non patologia specifico. Ciò significa che ad un incremento dei valori di Psa non corrisponde necessariamente la presenza di un tumore alla prostata. Anche una semplice ipertrofia prostatica benigna o una prostatite, infatti, possono determinare valori alterati di Psa. La misurazione va quindi corredata dalla visita specialistica urologica: nello specifico, l’esplorazione rettale permette talvolta di identificare già al tatto la presenza di eventuali nodularità sospette sulla superficie della ghiandola prostatica. L’unico esame che può con certezza dimostrare la presenza di cellule tumorali all’interno della ghiandola prostatica è tuttavia la biopsia prostatica».
Per prevenire il tumore alla prostata tutti gli uomini devono sottoporsi a una visita urologica a partire dai 50 anni a prescindere dalla comparsa dei sintomi, poiché nelle fasi iniziali non dà segni di sé. Il controllo deve essere anticipato a 40-45 anni in caso di familiarità, infatti il rischio di insorgenza aumenta se ci sono casi in famiglia. L’intervallo con cui sottoporsi periodicamente alla visita viene stabilito dall’urologo in base al profilo del paziente.
In caso di patologia benigna alla prostata, l’intervento che bisogna eseguire è la prostatectomia trans uretrale (o resezione trans uretrale della prostata), dove viene rimossa una porzione della ghiandola. «Questa non va confusa con la prostatectomia radicale – commenta Marco Carini -, vale a dire l’asportazione della ghiandola prostatica in toto, che si esegue esclusivamente in caso di patologia tumorale e rappresenta il trattamento d’elezione per la cura dei tumori alla prostata localizzati, in cui la massa neoplastica è ancora contenuta entro i confini della ghiandola prostatica. Per i tumori della prostata localmente avanzati o metastatici, invece, la prostatectomia radicale può e sempre più tende a rappresentare il primo passo di una terapia multimodale che associa alla chirurgia la radioterapia e l’ormonoterapia».
Per quanto riguarda il tumore al rene la rimozione dell’organo malato è la soluzione più usata, nel caso sono colpiti entrambi i reni, si cerca di eliminare solo la parte malata.
Quanto al tumore alla vescica, in caso di neoplasie di piccole dimensioni che non invadono i tessuti circostanti, è prevista la ‘resezione trans uretrale’, cioè l’asportazione del tumore per via endoscopica, oppure la cistectomia, cioè l’asportazione dell’organo, parziale o totale, in base allo stadio clinico, all’aggressività e al tipo di tumore.
Le strutture in Molise che hanno effettuato degli interventi chirurgici per prostatecromia trans uretrale per iperplasia benigna della prostata sono tre: il presidio ospedalieri A. Cardarelli di Campobasso (23 interventi annuali), la casa di cura privata Villa Esther di Bojano (22 interventi) e l’ospedale San Timoteo di Termoli (16 interventi). Il 63,3% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni, il 36,7% nella propria regione e il 16,4% degli interventi sono eseguiti su non residenti.
Per quanto riguarda gli interventi per tumore maligno alla prostata le strutture sono due: il Cardarelli e il San Timoteo, rispettivamente con 19 e 9 interventi l’anno. Il 73% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni, il 27% nella propria regione e il 25% degli interventi sono eseguiti su non residenti.
Gli interventi chirurgici per tumore alla vescica le strutture dove sono stati effettuati sono il Cardarelli (9 interventi) e il San Timoteo (4). Il 58,8% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni, il 41,2% dei residenti sceglie di farsi curarsi nella propria regione e il 6,7% di interventi eseguiti su non residenti.
Infine, gli interventi per il tumore al rene sono stati effettuati presso l’ospedale Cardarelli (7 interventi), la Fondazione Giovanni Paolo II (5) e l’ospedale San Timoteo (3). Il 71,7% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni, il 28,3% sceglie di farsi curarsi nella propria regione e il 13,5% sono non residenti.
Per ulteriori informazioni visitare il sito: www.doveecomemicuro.it.

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