Si chiama “imaging” la nuova frontiera della ricerca del Neuromed. L’imaging indica l’acquisizione di immagini, sia per la diagnostica che per la ricerca ed è uno dei campi in più rapido sviluppo nell’ambito delle Neuroscienze. Le nuove tecniche rappresentano, infatti, un’arma molto potente nelle mani di ricercatori e clinici impegnati nella lotta contro le patologie neurologiche, soprattutto quelle degenerative.
In questo settore l’Italia mette in campo risorse di altissimo livello. Gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico impegnati nelle neuroscienze e specializzati nell’imaging avanzato stanno infatti proponendo linee di ricerca innovative.
La digitalizzazione, l’analisi computerizzata con tecniche “big data”, la raccolta di enormi volumi di informazioni, sono tutti elementi che aprono le porte a un nuovo concetto di diagnostica, basato sulla precisione e la personalizzazione.
È con questo obiettivo che nasce la “Rete Irccs per la ricerca in Neuroimaging avanzato”, costituita due anni fa e composta da 23 Irccs, che al Neuromed di Pozzilli ha tenuto il suo nuovo meeting. Un incontro di due giorni per proseguire sulla strada della standardizzazione delle pratiche diagnostiche e della ricerca di nuovi metodi di indagine e nuovi marcatori per le patologie.
«Questa rete – spiega Maria Grazia Bruzzone, responsabile di Neuroradiologia dell’Irccs Besta di Milano e coordinatrice del progetto della Rete Neuroimaging – nasce dall’esigenza di armonizzare i protocolli di risonanza magnetica in modo che tutti i pazienti di una determinata patologia possano essere studiati allo stesso modo. È un progetto che non ha solo finalità cliniche, ma anche tecniche. Per avere protocolli corretti e confrontabili, infatti, bisogna anche fare in modo che gli scanner di risonanza magnetica lavorino in maniera ottimale, e questo ha portato a procedure di ottimizzazione coordinate tra gli Irccs della rete. Ma c’è anche l’aspetto scientifico: vogliamo ottenere dati confrontabili, armonizzati, per creare grandi casistiche da proporre anche a livello internazionale. La fase uno è terminata, e abbiamo ottenuto già risultati clinici, mentre i tecnici hanno lavorato per migliorare i parametri di affidabilità, per implementare la necessaria infrastruttura per la comunicazione e la messa in condivisione dei dati. In questo meeting abbiamo esaminato la fase due. Dopo l’armonizzazione, sarà il momento di avviare studi su volontari sani e su pazienti con demenza, una patologia di grande impatto sul sistema sanitario e sulla società».
«Siamo molto soddisfatti di questo incontro – aggiunge la coordinatrice dell’Ufficio Ricerca e Sviluppo del Neuromed Emilia Belfiore – Il nostro Istituto ha un ruolo importante nella Rete Neuroimaging.
Oltre ad essere tra i centri promotori dell’iniziativa, abbiamo collaborato con gli altri Irccs in tutte le fasi dei progetti, sia a livello clinico che preclinico che tecnico. E nel corso del meeting sono emerse ulteriori idee e progetti da mettere in cantiere, non solo all’interno nel gruppo neuroimaging, ma della intera rete neuroscienze degli Irccs».

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