La scorsa settimana la commissione ha concluso i colloqui agli infermieri della mobilità. Pronti a entrare in servizio, in 140. Nuovo personale, non precari che già lavorano nelle corsie degli ospedali con turni massacranti. Pronti, i 140, a dare sollievo ai colleghi, che magari potrebbero andare in ferie. Invece no. Dovranno, nella migliore delle ipotesi, aspettare che il decreto Calabria venga convertito e approvato così come emendato in commissione alla Camera.
Perché mentre il ministro della Salute Giulia Grillo e i parlamentari molisani dei 5 Stelle annunciano che finalmente è stato eliminato l’automatismo per cui, da anni, a un disavanzo sanitario segue il blocco del turnover da Roma arriva a Campobasso il verbale del tavolo tecnico dell’11 aprile: i conti 2018 del Molise si chiudono in deficit (quel giorno era di 22 milioni). Quindi, per logica, si applica la famigerata finanziaria 2005 sull’aumento delle tasse (è la prima conseguenza automatica nel testo normativo) e il blocco delle assunzioni per un anno.
Una settimana prima della riunione sul Molise, c’è stata quella sulla Calabria. Ben più alto il disavanzo (160 milioni), il verbale però – confermano fonti giornalistiche calabresi – ufficialmente non è stato ancora notificato alla Regione. Ufficiosamente noto, ma è cosa diversa. Come diverso è il trattamento riservato al Molise. Tanto che, pur se il commissario Cotticelli e il sub Schael non sempre vanno d’accordo fra loro, le assunzioni in Calabria stanno proseguendo. Finché non c’è il verbale, non c’è ufficialmente una norma vigente a cui adeguarsi.
Per questo la notifica al Molise e all’Asrem ferma di fatto le procedure in corso. Se non fosse arrivato il verbale, la direzione dell’azienda sanitaria avrebbe assunto subito gli infermieri della mobilità. Per ora potrà al massimo adottare la graduatoria. Così anche per le stabilizzazioni di altri 140 infermieri. Senza dimenticare l’emergenza medici che sta mettendo in ginocchio reparti importanti e fin qui portanti, ultimo in ordine di tempo, Ginecologia al Cardarelli.
L’unica speranza, conferma il direttore generale dell’Asrem Gennaro Sosto, è la conversione in legge del decreto Calabria con la norma che cancella il blocco del turnover. Sarebbe in questo caso solo un fastidioso e affaticante stop and go. «Confido nell’approvazione del decreto, confido nell’azione del presidente della Regione…». Probabilmente aggiungerebbe la divina provvidenza, se la gestione di una sanità commissariata non fosse tema assolutamente laico. E se chiamare in causa istanze superiori non fosse una pratica fin troppo abusata in questi giorni. Misurato come sempre. Ma dopo il no dei Ministeri al reclutamento – per esempio – dei medici pensionati e adesso la comunicazione del fermo ‘obbligatorio’ che fa seguito ad annunci di tutt’altro segno, si capisce che un po’ di pazienza l’ingegnere l’ha lasciata per strada. «Spero che il provvedimento venga convertito presto in legge. Perché andiamo incontro all’estate, cominciano le ferie e noi non riusciremo a fare i turni del personale. In questa situazione – dice in maniera chiara Sosto – saremo costretti a chiudere i reparti».
Non il clima migliore per discutere, oggi pomeriggio, con gli amministratori e i comitati di Agnone che chiedono l’attuazione del ‘Balduzzi’ e quindi di riempire il contenitore ‘ospedale di area disagiata’ con il personale adeguato. All’emergenza camici bianchi, si aggiunge la beffa di dover fermare di nuovo le macchine. In attesa che il Parlamento, tutti si augurano nel giro di poche settimane, elimini davvero il blocco del turnover. In mezzo ci sono le europee. Un minimo di apprensione sul futuro della maggioranza è legittima.
Quanto all’aumento di Irpef e Irap, probabilmente non c’è alcuna speranza. Manca solo la nota dell’Agenzia delle Entrate che fissa le aliquote al massimo, di nuovo. È la Regione che poi concretamente decide? Certo. Ma per evitare l’aumento è necessaria una manovra correttiva.
rita iacobucci

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