La priorità – una delle tante ma appare quella più urgente in queste ore – è evitare di ridurre la funzionalità o chiudere anche se temporaneamente, i reparti di Ortopedia a Termoli e Isernia.
Tre concorsi in un anno, ma l’Asrem non è riuscita ad assumere neanche un ortopedico. È la branca che produce più mobilità passiva: senza specialisti diventa complicato garantire visite e interventi ai pazienti molisani che quindi sono costretti a curarsi dai privati o fuori regione.
L’ultimo tentativo in ordine di tempo è una convenzione con il ministero della Difesa per l’utilizzo di medici militari. Un sos all’Esercito, si può sintetizzare estremizzando un po’, che conferma una volta di più quanto il problema sia complesso. All’ipotesi sta lavorando la struttura commissariale, il commissario Angelo Giustini e la sub Ida Grossi. Le richieste sono state inviate a Roma, il generale della Finanza in congedo a cui il governo Conte ha affidato la gestione del piano di rientro in Molise sta sollecitando in queste ore anche in via informale e attende una risposta a breve. «È un’altra delle strade – spiega Giustini – che stiamo cercando di percorrere per evitare di chiudere i reparti. La situazione la conoscete tutti ed è realmente preoccupante. Il nostro obiettivo è scongiurare la disattivazione dei servizi alla popolazione, ma penso che ormai abbiate capito che la situazione è assai complicata».
Un esempio per tutti, aggiunge il commissario: «Abbiamo acquisito la disponibilità del Gemelli di inviarci quattro specializzandi, giovani medici che potrebbero dare respiro ai reparti e consentire di fare i turni. Ma non abbiamo il personale medico necessario, in termini di numeri, per garantire loro un tutor. Siamo al punto di partenza, senza tutor non possiamo sfruttare questa disponibilità».
Fermi il reclutamento dei medici pensionati (il Molise ha fatto da apripista ma i Ministeri hanno bloccato le procedure mentre Regioni non commissariate come Veneto, Emilia Romagna e Piemonte alle prese con la stessa emergenza hanno potuto contrattualizzare i camici bianchi che sono andati in quiescenza) e altre forme di ricorso all’esterno che i Ministeri dell’Economia e della Salute non hanno autorizzato, per la sanità pubblica molisana commissariata (quindi con un raggio d’azione cortissimo rispetto alle scelte) la ricerca senza esito di medici comincia a diventare una maledizione difficile da sfatare. Indipendentemente dal blocco del turnover, che per il tavolo tecnico è di fatto vigente dalla notifica del verbale della riunione dell’11 aprile, la carenza di specialisti ospedalieri sta mettendo in ginocchio i reparti.

Fiscalità ed extra budget, i dettagli del piano per evitare l’aumento delle tasse

Allo studio della Regione, per evitare l’aumento delle tasse (per il quale non c’è alcun decreto Calabria che lo cancella, come accade invece per il blocco del turnover, di cui attendere solo l’approvazione) che segue automaticamente il disavanzo in sanità, c’è la possibilità di approvare una manovra correttiva di bilancio.
Intanto, spiega il commissario Angelo Giustini dopo il vertice straordinario di giovedì pomeriggio con il governatore Toma e i vertici della dg Salute e dell’Asrem, la reale e certificata situazione dei conti emergerà dall’approvazione del conto economico. Perché il 22 aprile i tecnici del tavolo Adduce hanno segnato 22 milioni di deficit nei conti 2018 della sanità molisana. Però rispetto ai poco più di 17 accantonati in via prudenziale dal Mef per l’extra budget prodotto da Cattolica, Neuromed e dai privati convenzionati con Asrem (i primi due sono a gestione diretta della Regione), la situazione attuale è diversa. La coordinatrice del tavolo Adduce chiese le note di credito, l’impegno dei privati a rinunciare in tutto o in parte al credito per il Ministero non basta. E in queste settimane, qualche nota di credito è arrivata ed è stata inviata a Roma. Fra le rinunce già arrivate da alcuni privati convenzionati con Asrem e Neuromed (dalla Cattolica la struttura commissariale ha avuto l’impegno a produrle), il disavanzo totale si sarebbe ridotto a una cifra massima di 15 milioni. Di questi, quasi 5 rappresentano la quota di fiscalità non trasferita dal bilancio della Regione al conto della sanità.
Il governo regionale, quindi, potrebbe agire su due fronti: intanto trasferire la fiscalità come i commissari gli hanno chiesto con diffida ed elaborare un programma di ripianamento del restante debito, magari attraverso un mutuo poiché tra le pieghe del suo bilancio potrebbe essere difficile rinvenire 10 milioni liberi da destinazione e utilizzabili per pagare il debito della sanità.
«Ci stiamo confrontando sulle misure che la Regione può mettere in campo – conferma Giustini – per coprire il disavanzo e mettere così a posto la parte dei conti per poterci poi dedicare al tema dei servizi».
Alla struttura commissariale Toma ha chiesto di avere la fotografia del disavanzo certificato per capire se e come Palazzo Vitale può elaborare una manovra correttiva.

r.i.

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