L’emergenza medici nelle corsie degli ospedali molisani è tutt’altro che risolta. Dopo qualche giorno di euforia collettiva per la riapertura del punto nascita a Termoli, il ritorno alla calma porta a leggere la situazione in maniera oggettiva. E la situazione è quasi perfettamente la stessa di prima, la grave carenza di camici bianchi continua a mettere a rischio una corretta gestione dei turni e, quindi, interi reparti.
Un mese fa, quando riunì il collegio di direzione per individuare le carenze maggiori e definire con i direttori dei reparti un piano di intervento che garantisse l’erogazione dell’assistenza in sicurezza, il dg dell’Asrem Gennaro Sosto lo disse chiaramente: non escludiamo di dover rivisitare i servizi seppure temporaneamente. Lo conferma ancora adesso: l’emergenza, dice, non è alle spalle, senza soluzioni saremo costretti a una riorganizzazione.
La situazione che preoccupa di più i vertici dell’Asrem e che ha visto impegnata in questa settimana la direzione strategica nella ricerca di una soluzione è quella del Pronto soccorso del Cardarelli. I turni di ferie stanno mettendo a dura prova l’organico già ridotto all’osso. L’avviso per incarichi libero professionali a specialisti di medicina di accettazione e d’urgenza non ha dato esito positivo. Già da qualche settimana, l’azienda ha chiesto aiuto a medici equipollenti che sono in servizio in altri reparti dell’ospedale, chiamati volontariamente a svolgere turni di guardia. Uno sforzo aggiuntivo per superare la fase più critica nell’attesa del riscontro ai concorsi avviati e aperti agli specializzandi. La richiesta è stata reiterata dalla direzione generale di via Petrella. Se con la strada della disponibilità volontaria non si dovesse però coprire tutti i turni, giocoforza si dovrà passare a decisioni più imperative. E in una scala di priorità, il Pronto soccorso del capoluogo di regione è evidente che sarebbe una delle maggiori, se non la maggiore.
Un’estate da dimenticare, non solo in Molise. Un po’ ovunque in Italia aziende ospedaliere e sanitarie stanno percorrendo la strada obbligata di chiudere temporaneamente o parzialmente i reparti dove il personale non è sufficiente a garantire l’assistenza.
A Termoli, dove lo stop del Tar al provvedimento dei commissari ha rianimato le speranze di amministratori e comitati, anche l’assunzione della dottoressa Elvira Fiadino (provvedimento disposto in settimana dall’azienda di via Petrella ma per l’insediamento ci sono i tempi tecnici) non ha risolto il problema. Tanto che ieri il direttore generale, insieme ai direttori sanitario e amministrativo Lucchetti e Forciniti, ha approvato l’ennesimo avviso per due incarichi libero professionali a ginecologi. Nelle premesse della delibera si fa riferimento, fra le motivazioni, alla necessità di «dare esecuzione al suindicato decreto del Tar Molise», che ha riaperto il punto nascita. E andando un po’ più indietro nel tempo, anche l’emergenza che pareva risolta – quella legata alla carenza di ortopedici in particolare al San Timoteo e al Veneziale – invece risolta fino in fondo non è. Annunciati in arrivo anche dal ministro Giulia Grillo da Andria per Termoli e dal San Giovanni Addolorata di Roma per Isernia, sembra che invece il viaggio verso il Molise di questi specialisti si stia rivelando più lungo del previsto. Anzi, dalla Puglia sarebbero arrivate cattive notizie: dei sette ortopedici destinati al San Timoteo i colleghi rischiano di non vederne nessuno perché la disponibilità in un primo momento assicurata adesso sembrerebbe non esserci più. Se sia o meno rimediabile questa situazione lo si capirà nelle prossime ore. Certo non sfugge che anche questa soluzione aveva provocato polemiche e sospetti. Che in Molise sono le poche cose di cui non c’è mai carenza.
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