Migliorare la qualità delle cure non solo dal punto di vista medico ma soprattutto dal punto di vista umano.
È uno degli obiettivi che impegnano le Regioni in base al Patto per la salute 2014-2016. È quello che si prefigge la direzione generale della Salute con la determina che stanzia 130mila euro vincolati all’acquisto, da parte dell’Asrem, di caschetti refrigeranti per la prevenzione dell’alopecia da chemioterapia. Una conseguenza che per chi è affetto da tumore rappresenta l’aspetto più traumatico del trattamento: segno della malattia che modifica il proprio aspetto dal notevole impatto sulla vita di relazione. Soprattutto alcuni medicinali causano la perdita di capelli, quelli che tuttora sono i cardini del trattamento di neoplasie ad elevata incidenza (mammella, polmone, tratto gastroenterico, genitourinario e del distretto testa-collo). I farmaci chemioterapici agiscono bloccando la moltiplicazione delle cellule e, per quanto agiscano preferenzialmente contro le cellule tumorali, che si riproducono più intensamente, l’azione tossica riguarda tutte le cellule che si dividono, tra cui quelle dei bulbi piliferi.
Studi scientifici hanno attestato la riduzione dell’incidenza dell’alopecia utilizzando dispositivi che raffreddano il cuoio capelluto e agiscono attenuando il danno ai follicoli. Il trattamento – si legge nella determina firmata dalla dg Salute Lolita Gallo che prende atto delle esigenze rappresentate dai pazienti oncologici e dal Garante dei diritti della persona – è individuale e simultaneo per due pazienti durante la somministrazione della terapia.
Si tratta di macchinari non forniti dal sistema sanitario nazionale, presenti perché acquistati autonomamente – secondo i numeri forniti da Airc – in una quindicina di reparti oncologici in tutta Italia. A cui si aggiungeranno quelli degli ospedali di Campobasso, Isernia e Termoli (o nelle altre sedi che l’azienda sanitaria dovesse individuare).

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