La spiega così: casualità della vita. Consapevole che in Molise, ma pure altrove, in pochi gli crederanno. «Ahimè, lo so…».
Arrivato a Campobasso per dirigere l’azienda sanitaria regionale a maggio del 2016, tra le tante caratteristiche della percezione che si ha di Gennaro Sosto c’è quella di non essere uno sprovveduto, uno che improvvisa o decide per istinto. Piuttosto, un professionista che la sua carriera se la costruisce con metodo. Fatto il colloquio a Napoli, si è reso conto subito che era andato bene. Tre giorni dopo, il governatore De Luca gli chiede se se la sente di andare a dirigere una delle Asl più ‘complicate’ della Regione. E lui accetta. Prenderà servizio a settembre.
Direttore, da qualche settimana le domande sulla sua permanenza in via Petrella circolavano. E all’improvviso De Luca la vuole in Campania…
«Ammetto che sul fatto di andar via posso aver giocato, con qualche collaboratore e con qualche giornalista, ma detto con molta onestà questa è una casualità della vita. Nell’ultima settimana c’è stata una serie di concause. Però non è un evento programmato né atteso da parte mia. Dopo il colloquio e qualche chiacchiera fra amici da cui ho capito che avevo molte chanche, lunedì mi è stata fatta la proposta e oggi (ieri, ndr) ho dato la disponibilità».
Sa che le crederanno in pochi?
«Ahimé lo so… diciamo che avrei difficoltà anche io a crederlo. Ma è andata così».
Perché ha accettato la sfida dell’Asl di Torre del Greco?
«Perché è un’azienda sanitaria molto importante. Ha un bacino di un milione e 100mila abitanti, da Napoli a Sorrento, un’alta densità abitativa. C’è un nuovo ospedale da costruire, già finanziato per 65 milioni con fondi dell’articolo 20. È uno degli obiettivi che il presidente mi ha posto e la mia anima da ingegnere, lei capisce, ne è molto sollecitata. E poi ha pesato anche un momento di scoramento che non posso nascondere rispetto alla situazione della sanità molisana. Dove la carenza incide sulle scelte e le determina. Quando provi a mettere in atto soluzioni organizzative e c’è sempre una forte reazione territoriale, che io per carità capisco, il tuo lavoro non è più quello del manager. Non si vuol prendere atto di una situazione di criticità dovuta alla carenza di personale e del fatto che certe situazioni non sono governabili da chi gestisce. Allora, puoi fare anche la scelta più giusta ma poi non riesci a portarla avanti. Mi riferisco al dibattito sul tenere aperto questo o quel servizio, alle polemiche sulla neurochirurgia… All’utenza arriva un messaggio distorto che nel complesso non fa bene al Molise».
Dicendo questo sembra che lei abbia afferrato al volo la prima occasione per abbandonarci, noi molisani, al nostro destino…
«No, assolutamente non c’è questa intenzione. C’è piuttosto molto rammarico. Pensi che sono l’unico non campano fra i nominati e vengo considerato ‘molisano’. Sarò sempre grato al Molise per un’esperienza che nella mia terra non ho avuto modo di fare. E dirò sempre grazie al presidente Frattura che mi ha nominato nel 2016, ancora di più al governatore Toma che mi ha confermato nel 2019 perché per lui non era affatto facile».
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