Una situazione critica, è innegabile, quella della sanità molisana. L’Anaao ribadisce le sue proposte – per esempio la centralizzazione in un un’unica struttura, in regione, la gestione delle emergenze sanitarie e dei politraumi -, si schiera al fianco dei commissari per quanto riguarda il punto nascita di Termoli (chiuso da Giustini e Grossi perché fuori standard e carente di personale e riaperto dal Tar).
Unica nota positiva, non proprio irrilevante visti i tempi, la firma del nuovo contratto collettivo. «Incentiva i giovani a entrare nel servizio sanitario nazionale e gli anziani a restarci», sintetizza il segretario regionale del sindacato dei medici Massimo Peccianti.
«Il contratto firmato nasce in un momento di grave crisi per il servizio sanitario nazionale dovuto alla scarsità di risorse. In questa cornice è stato firmato un atto innovativo che presenta diversi vantaggi. Il primo – spiega Peccianti – è di facilitare l’ingresso dei giovani specialisti, quelli che mancano per il ricambio generazionale e soprattutto per poter mandare avanti il sistema. È un contratto che però tiene conto anche delle persone che sono e resistono nel sistema sanitario nazionale da un po’ di anni, con una premialità non tanto dal punto di vista economico quanto dal punto di vista della carriera perché sono previsti degli incarichi di tipo professionale anche scalati negli anni, in maniera da riconoscere una progressione di carriera». Con queste e altre misure, si mantiene il livello delle prestazioni e si contiene il rischio svuotamento delle corsie dovute a quota 100.
La carenza di medici, aggiunge Giovanbattista Ferillo, ha molte cause. «Una delle quali è l’esiguità delle borse di specializzazione, ci sono numeri fissi e quindi non ce la si fa a coprire tutti i posti. In definitiva, una mancanza di programmazione a livello nazionale. Per esempio, sono oltre 20 anni che mancano gli anestesisti, ci sarebbe stato tutto il tempo per correggere la rotta. Alla carenza di anestesisti si è aggiunta quella dei pediatri e di altri specialisti e siamo alla situazione di oggi».
Situazione in cui i pochi medici in servizio fanno turni massacranti e, soprattutto al Pronto soccorso, sono vittime di aggressioni.
Proprio nei Pronto soccorso degli ospedali molisani – Campobasso, Isernia e Termoli – l’estate 2019 è difficilissima. Più pazienti nei mesi di luglio e agosto, meno medici per via delle ferie. «I turni si fanno giorno per giorno», conferma Benedetto Potena. «Ci sta dando una mano il 118 ma anche i colleghi hanno le ferie e servizi aggiuntivi in spiaggia. D’altro canto, non si trovano specialisti, i concorsi vanno deserti, per tanti motivi i medici non vogliono lavorare nell’urgenza. La soluzione va trovata a livello nazionale». Critico, poi, Potena sul piano per l’emergenza urgenza: «È incompleto e va rivisto. Il problema è che non abbiamo un Dea di II livello e quindi per le emergenze e i politraumatizzati dobbiamo rivolgerci a strutture esterne o di fuori regione. Ci sono stati casi emblematici in cui la carenza di questo piano è venuta fuori in maniera drammatica. Un Dea di II livello ci permetterebbe di centralizzare i politraumi a Campobasso».
Infine, il punto nascita di Termoli e la battaglia per riaprirlo. «Anaao è con i commissari Giustini e Grossi, esistono le leggi e loro le fanno rispettare. Chi parla di sanità pubblica dimentica che è venuto meno al dovere di intervenire sulle cause e non sui sintomi dei problemi». Sul perché, cioè, le donne non partoriscono al San Timoteo che per questo è sotto la soglia dei 500 nati.

r.i.

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