Caracciolo ospedale di comunità. Ma si rendono conto i commissari – e in genere coloro che hanno scritto la bozza di programma operativo inviata ai Ministeri – che l’alto Molise è una zona disagiata dal punto di vista dell’orografia e dei collegamenti. Per cui, pur applicando alla lettera il decreto Balduzzi, annotano che «al fine di garantire l’emergenza per l’area», oltre al punto di primo intervento e alla postazione avanzata di 118 «sarà predisposta un’area di atterraggio per elisoccorso ed elitrasporto».
L’esperienza insegna che potrebbe non essere una cosa rapida e la conversione – che di fatto è un declassamento – della struttura di Agnone sarebbe quindi ancora meno indolore di come già si può immaginare.
Il documento di cui in questi giorni circola quello che chi non è proprio al passo coi tempi della programmazione sanitaria considera il cuore – vale a dire il capitolo sulla riorganizzazione ospedaliera – mentre invece la sfida nazionale e locale è sempre più quella dell’assistenza territoriale, tuttavia apre scenari di ragionamento su un piano che finora era rimasto quasi segreto.
Anche Termoli e Isernia perdono rispetto all’attuale assetto. Un assetto sotto accusa perché figlio del Balduzzi, ma evidentemente non lo era poi così tanto. Se è vero che il San Timoteo aveva conservato – pur non riuscendo a difenderlo incrementando i parti – il punto nascita che invece ora viene accorpato a quello del San Pio. E se è vero che Isernia nel piano Frattura aveva conservato Oncologia, che invece nel programma di Giustini e Grossi viene centralizzata a Campobasso.
Il Cardarelli è hub – baricentrico e storicamente riferimento per gli altri ospedali pubblici – per le patologie tempo dipendenti con una stroke unit per l’ictus, un trauma team, l’emodinamica interventistica h24, la terapia intensiva, la neonatologia e la Tin. Inoltre, è hub per Oncologia e Breast unit per la senologia.
Il documento definisce anche la partecipazione alle reti dell’emergenza della Fondazione Giovanni Paolo II, ormai Gemelli Molise Spa rispetto alla dicitura riportata nella bozza – il che indica che non è aggiornatissima agli ultimi provvedimenti visto che lo stesso commissario ha autorizzato con decreto la voltura dell’accreditamento dalla Fondazione alla Spa a inizio ottobre – , e del Neuromed.
Dunque, la struttura della Cattolica partecipa alla rete per l’emergenza cardiologica. L’Irccs di Pozzilli per la funzione neurochirurgica, «con il ruolo nella rete del trauma, per la sola gestione del trauma cranico isolato, e nella rete dell’ictus, per le sole situazioni in cui il trasporto del malato presso la struttura non pregiudichi il rispetto dei tempi di trattamento».
I commissari aggiungono pure che il ruolo del privato accreditato «risulta preminente nell’ottica del completamento del complessivo sistema di offerta della Regione, anche rispetto agli standard previsti dal dm 70, nonché in funzione del recupero della mobilità passiva» che è caratterizzata da «un progressivo incremento negli ultimi cinque anni».
Affermazioni impegnative, su cui non sarà molto d’accordo il capogruppo dei 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Greco, per esempio…
Ma tornando ai due grandi privati, l’integrazione fra Cardarelli e Cattolica non è affatto andata in soffitta. Due soggetti diversi, con distinta titolarità e soggettività giuridiche e proprie autonomie gestionali. Integrazione non semplice. E senza altri riferimenti in Italia. Dunque, il Po 2019-2021 (manca la esse e non è un errore, il programma affidato al generale della Finanza in pensione e all’ex dg dell’Asl di Asti è solo operativo e non anche straordinario) prevede la costituzione di gruppi di lavoro «con l’obiettivo di definire e/o completare le attività connesse agli elementi caratterizzanti». Fra cui gli aspetti giuridico-contrattuali per la gestione separata e quelli correlati alla gestione, invece, dei settori comuni.

r.i.

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