Nel 2018 la sanità del Molise ha chiuso con un disavanzo di 15.7 milioni: alla fine ascrivibile alla Regione e in particolare all’extrabudget fatturato dai due privati che gestisce la Gsa (Neuromed e Cattolica) perché l’Asrem ha raggiunto il traguardo del primo bilancio in pareggio della sua storia. Potrebbe essere un traguardo non ripetibile, non il primo e l’ultimo ma certamente i numeri segnati in rosso a Roma ieri allontanano il tempo della gloria, vissuto fugacemente, pure per via Petrella.
I tecnici del tavolo Adduce, infatti, delineano per il 2019 un tendenziale negativo di 60 milioni. Sessanta. Pure con la copertura delle tasse si arriva a -40. Più o meno il primo bilancio dell’era Frattura che si trovò a gestire come precedente immediato l’ultimo deficit della gestione Iorio, pari più o meno a 80 milioni.
È un dato tendenziale: note di credito, ripuliture e correzioni faranno il loro corso e lo ridurranno. C’è il solito contenzioso sul trasferimento di fondi dalla Regione alla sanità, circa dieci milioni che per il Mef non sarebbero stati trasferiti nel 2015 e nel 2016. A Toma non risulta sia così. Ma si parte da una cifra assai preoccupante. La sanità molisana è tornata molto indietro, un percorso verso il basso che sembra improvviso e inarrestabile. Ancora di più perché a far segnare questo mezzo disastro è il primo anno di commissariamento esterno, presentato invece dal governo gialloverde e dai 5 Stelle in particolare come la panacea per il male del debito sanitario. Per risolvere, hanno detto e ripetuto, i presidenti di Regione non devono più gestire la sanità. E hanno spedito in Molise il generale della Finanza in congedo Giustini come capo della struttura commissariale. Al suo fianco l’ex dg dell’Asl di Asti Ida Grossi, ma pure Iorio e Frattura hanno avuto sub commissari tecnici, come occhio vigile del governo.
Alla riunione di ieri – praticamente un bagno di sangue – il commissario Angelo Giustini, la dg Salute Lolita Gallo insieme ai dirigenti Riccardo Tamburro e Antonella Lavalle, la commissaria dell’Asrem Virginia Scafarto.
Nel dato eclatante del deficit si perde pure la certificazione dei livelli essenziali di assistenza a 180 nel 2018, risultato ufficializzato dal Comitato Lea che si è riunito a inizio ottobre. Tutto cancellato dalla prospettiva che torna ad essere devastante: Irpef e Irap pure per l’anno di imposta 2019 restano al massimo, le assunzioni non possono più essere bloccate ma il tavolo ha raccomandato di limitarsi, un monitoraggio costante sulle assunzioni perché non si può aggravare ulteriormente il debito. Negli ospedali, già al livello di guardia per quanto riguarda il personale, bisognerà rimpiazzare gli operatori col bilancino. Infine, ma non per ultimo, arriveranno tagli: alla spesa, agli acquisti, a qualsiasi cosa si possa tagliare per rientrare.
«I Lea a 180 mi chiede? Già. Non è certo merito dei commissari se abbiamo raggiunto questo risultato nell’erogazione dei servizi nel 2018, quando la struttura commissariale restò senza vertice per otto mesi. È merito mio, della dg Salute Gallo e dell’ex direttore dell’Asrem Sosto». Donato Toma è fra la preoccupazione e lo scatto d’ira. Tira le somme il presidente esautorato dalla gestione della sanità. E alla fine la legge voluta dai 5 Stelle, l’incompatibilità, per sancire il divieto per i governatori di occuparsi degli ospedali delle proprie Regioni è costata cara solo a lui. De Luca e Zingaretti, incompatibili per legge, sono rimasti al loro posto e adesso escono dal commissariamento, cessa la materia del contendere. Mentre in Calabria il commissario era già un esterno.
Sul piano operativo dei commissari – contestato sul territorio da quando la bozza è circolata sui media – i dirigenti di Mef e Salute non si sono espressi ieri, arriverà un parere. Ma quel piano ipotizza una perdita di 40 milioni nel 2019 e in quell’ottica dimensiona l’offerta di servizi. È una bozza emendabile, purtroppo anche in negativo. Si dovranno tagliare altri 20 milioni quindi?
«Ci riserviamo di esaminare gli esiti tavolo, mi è stata fornita dai dirigenti una sintesi, il ragionamento è molto più articolato. Ma certo qualcuno dovrà spiegarci come siamo passati a questo tendenziale. Una cosa è certa – ancora Toma -, se il commissariamento porta questi risultati siamo a posto. Si tratta di numeri, è evidente, che certificano il fallimento della procedura di commissariamento. Nel 2018 l’allora direttore dell’azienda sanitaria Gennaro Sosto recuperò 18 milioni di extrabudget, ha chiuso in pareggio i conti dell’Asrem. Nei mesi in cui non c’erano i commissari e io non avevo poteri insieme decidemmo di governare comunque il sistema. Io e lui, pur con le mani legate, abbiamo fatto meglio. Per questo – conclude il presidente della Regione – il ministro Speranza si passi una mano sulla coscienza, ne prenda atto e tragga le conseguenze: i commissari non funzionano. Oltre al disavanzo, non è stato firmato un solo accordo di confine, solo tagli al privato. Ripeto, io e Sosto da soli abbiamo fatto molto meglio».
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