La mobilità passiva per prestazioni a pazienti non autosufficienti – quelli trattati in rsa per intenderci – e nell’area della mobilità ammonta a 3 milioni di euro.
Il conto lo ha fatto l’Asrem in una nota di fine maggio e accende i riflettori su una delle incompiute del programma operativo straordinario 2015-2018: il completamento della rete di assistenza territoriale che riduce l’ospedalizzazione inappropriata e aumenta la qualità delle cure con la cosiddetta ‘presa in carico’ del paziente e con un percorso terapeutico dedicato.
Non solo le acuzie, che naturalmente pesano molto di più sui conti della sanità molisana (al Molise nel 2017 chi si è curato fuori regione è costato in totale 80.5 milioni). Anche la cronicità lascia insoddisfatto il complessivo bisogno di salute dei residenti che si rivolgono altrove.
Partendo da questa base, dunque, il piano operativo dei commissari Giustini e Grossi prevede l’attivazione di 270 posti letto in strutture residenziali (pubbliche e private) – a fronte dei 304 già attivi – per anziani e persone non autosufficienti. In questa somma si trovano, per esempio, anche i 30 posti ancora da attivare nella rsa Ss Rosario di Venafro e i 20 del Caracciolo di Agnone (che viene declassato presidio di zona disagiata a ospedale di comunità). O i 40 previsti per la Casa Pistilli di Campobasso.
Per quanto riguarda, invece, l’area della disabilità saranno attivati altri 127 posti letto (ce ne sono 152 attivi). Nel pubblico, fra gli altri, 20 ad Agnone e 10 a Venafro. Nel privato, 20 a Gea Medica e 17 alla Fondazione Pavone a Salcito.
La manovra di riorganizzazione della rete territoriale, che comprende anche la configurazione delle Case della salute secondo il modello hub & spoke (ce ne saranno quindi a bassa e medio-alta complessità) è stimata in 5.2 milioni.
Tra gli obiettivi che si pone il programma operativo, il mantenimento del primato che anche per il 2018 caratterizza il Molise: è la prima regione d’Italia in termini di anziani presi in carico nell’assistenza domiciliare: il 3.93% degli over 65 e il 6.26% degli over 75 (dati 2018 ancora da ufficializzare). Le azioni pianificate vanno dal coinvolgimento attivo dei medici di famiglia nel sistema di controllo degli accessi domiciliari all’attivazione della telemedicina fino all’utilizzazione delle apparecchiature diagnostiche portatili acquisite.

r.i.

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