Lascia «la fascia di capitano» in anticipo. Gianmaria Palmieri ha formalizzato le sue dimissioni dalla guida dell’Ateneo molisano al ministro Bussetti: dal 1 marzo non eserciterà più le funzioni di rettore.
La campagna per la successione lo vedrà nelle vesti di docente dell’Unimol e non ci sarà l’interregno che a lui toccò: eletto a maggio, si insediò il 1 novembre perché così prevedono le regole. A volte, però, dice chiudendo la sua ultima relazione, si può scegliere l’eccezione. «Si può lasciare anche prima», quando si comprende che è meglio farlo. «È la sensazione che ho avvertito in queste settimane». In questo modo, il dibattito «si svilupperà senza pretesti, strumentalizzazioni e tatticismi».
È lo scossone della 36esima inaugurazione dell’anno accademico. L’intervento di Palmieri in scaletta è l’ultimo. Fino a quel momento, conferme di un futuro che sembra delinearsi declinato sulla facoltà di Medicina. Non a caso Palmieri afferma con forza quanto quel dipartimento porti risorse all’Università. Il governatore Toma rilancia l’idea del Policlinico universitario. Tirando le somme: chi dà il preside di Medicina Luca Brunese, napoletano, in pole position per succedere a Palmieri esce dall’Aula Magna con indizi ulteriori.
Ospite d’onore della cerimonia, il costituzionalista Sabino Cassese. A lui si rivolge il sindaco di Campobasso che, dopo aver confermato la considerazione per l’ateneo e «i traguardi raggiunti», racconta «un’Italia che faccio fatica a riconoscere». Critica su tutta la linea, il primo cittadino dem, l’azione dell’esecutivo gialloverde, davanti a una prima e una seconda fila di parlamentari e responsabili regionali di 5 Stelle e Lega. «Ho trovato intollerabile che un governo possa cancellare un bando come quello ‘Periferie’» provocando «una rottura di rapporti istituzionali grave». Un esecutivo «sovranista che si sostituisce al Parlamento sovrano» e che realizza con il regionalismo «uno spezzatino territoriale».
Di regionalismo parla anche Cassese con i giornalisti. «Può essere una cosa interessante ma non può essere fatta così in fretta come si sta cercando di farla», spiega. A suo parere al processo di differenziazione di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna devono partecipare anche le altre Regioni. Il presidente emerto della Consulta non pensa sia una secessione mascherata «ma potrebbe apparire una forma di disintegrazione dello Stato». Interessanti le macroregioni ma possono essere «soltanto il prodotto di una sperimentazione fatta in loco, non imposta dall’alto». La lectio inauguralis tratta del popolo e dei suoi rappresentanti. Per Vittorio Emanuele Orlando la rappresentanza era «designazione di capacità». Dal suffragio censitario a quello capacitario (si scelgono i migliori per la rappresentanza politica) e poi a quello universale dove scelgono i partiti, intermediari. Le ragioni della crisi di oggi.
La prolusione del prof Francesco Fimmanò sullo sviluppo del Mezzogiorno – dalla Casmez alla strategia Euromediterranea – chiama le Regioni a uno scatto di coraggio e protagonismo positivo. Un ruolo agli antipodi di quello giocano finora.
Palmieri, infine, traccia il bilancio di un ateneo in crescita: + 10% di immatricolati, bilancio a posto, con avanzo di oltre un milione. «La facoltà di Medicina si è rivelata scelta vincente e lungimirante. Il 25% dei nostri studenti è iscritto al dipartimento ‘Tiberio’, col protocollo firmato con Asrem e Regione ha consentito di innalzare il livello dell’assistenza in Molise, non drena risorse ma le apporta», rimarca. Il Policlinico, riprende dall’annuncio di Toma, «se si farà, non sarà l’Ateneo a sostenerne i costi». Chiude con il ‘suo’ bilancio, con la «gratificazione che deriva dalla consapevolezza di poter incidere sul futuro dei giovani e sullo sviluppo di un territorio». Auspica che il successore sia consapevole di questo patrimonio. E sia «molisano autentico» anche se «non di nascita». Perché «il luogo di nascita è irrilevante».
rita iacobucci

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