Stabilizzazioni in sanità e nel pubblico impiego, «il tempo sta per scadere e ancora nulla si vede all’orizzonte mentre in Lombardia si stabilizzano nelle pubbliche amministrazioni persino i lavoratori interinali, utilizzando il cosiddetto ‘decreto Madia’».
Parte da qui la critica della Uil Molise, che va giù duro: «Quello che in altre regioni si fa, in Molise sembra non praticabile. Questo è il segno della non assunzione di responsabilità o dell’incapacità di gestione degli amministratori».
Sempre riguardo alle stabilizzazioni, la segretaria Tecla Boccardo sostiene che «appena il sindacato comincia a parlare di stabilizzare i tanti precari, di ogni ordine e grado nelle amministrazioni locali, subito si scontra con interpretazioni restrittive e limitative. E così si continua con la solita solfa: tante promesse all’avvicinarsi delle elezioni amministrative, per dimenticarsene una volta prese le poltrone e spartito il potere».
I pochi segnali positivi nel mondo dell’occupazione riguardano rapporti a termine, «si sta creando una ulteriore classe di lavoratori precari, come se già non fossero abbastanza quelli inseriti in questi anni alle dipendenze dei Comuni, della Regione, dei Centri per l’impiego, nella Protezione civile o nella Formazione professionale. Si tratta – prosegue Boccardo – di lavoratori coinvolti nelle attività economiche del settore privato: solitamente giovani e capaci professionisti, spesso vittime di dimissioni e riassunzioni in altre società della stessa casa madre (scatole cinesi) con condizioni sempre più sfavorevoli, che vengono sottopagati e tirano avanti con pochi diritti e senza alcuna seria prospettiva futura sia in termini di stabilità lavorativa che di tutela previdenziale e pensionistica. Tanto più oggi che, dopo il decreto dignità che avrebbe voluto disfare le norme su cui si è caratterizzato negli ultimi decenni il mercato del lavoro, è esploso il dramma della limitazione delle proroghe dei rapporti di lavoro e l’azzeramento dei contratti interinali».
La luna di miele è finita, il sindacato suona la sveglia alla nuova amministrazione regionale: «Si assiste ad un grande ‘marketing emozionale’ in questa regione. La verità è che, senza politiche di cambiamento profondo, le emozioni durano poco! Mancano investimenti pubblici veri e senza un aiuto concreto che stimoli gli investimenti privati, il lavoro vero, quello stabile, sicuro, ben pagato, tutelato e contrattualizzato, non viene fuori. Lo denuncia da sempre il sindacato, lo sottolineavano qualche giorno fa gli industriali e gli imprenditori dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura. E, senza programmazione di investimenti, senza serie iniziative in direzione dello sviluppo e della crescita, non si creano posti di lavoro, non si combatte la povertà! Molto può, deve, fare la politica nazionale. Molto deve essere fatto dalla politica e dagli amministratori pubblici molisani. Che a me paiono assenti e distratti. Vedremo ad esempio, fra qualche mese, quante risorse economiche che l’Europa aveva destinato a noi – proprio per le politiche del lavoro e la coesione sociale – dovremo rimandare indietro in quanto non spese, non impegnate, non programmate». Profeta di sventure? Boccardo teme di esserlo.
Chiede di rimettere al centro dell’agenda il lavoro. «Non possiamo continuare ad assistere alla disperazione dei lavoratori dello Zuccherificio, della Gam, della formazione professionale, dei Centri per l’impiego mandati a casa senza che si pensi ad un progetto di ricollocazione e riqualificazione. Il tutto in un Molise che ha soldi nel cassetto. Occorre agire al più presto, perché i lavoratori non siano abbandonati a se stessi: i tanti precari del pubblico impiego illusi di una stabilizzazione che non si vuol fare partire, i discontinui del settore privato a sognare una qualche prospettiva temporale più ampia di qualche settimana (facendo, loro sì, gesti di responsabilità purché una qualche prospettiva di lavoro resti all’orizzonte, come nella vicenda Gam)».

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