Nel 2011 in Molise sui treni viaggiavano 4.500 persone al giorno. Sei anni dopo, 500 in meno. In termini percentuali, un calo dell’1,1%: uno dei più alti d’Italia, per la precisione il terzo dopo il -39,9% dell’Abruzzo e il -15,1 della Sicilia.
In compenso, il Molise è sul gradino più alto del podio riguardo al totale del taglio ai servizi: dal 2010 al 2018 è stato del 33,2%, mentre le tariffe sono aumentate nello stesso range temporale del 9%.
Anticipato a dicembre con il report sulle tratte peggiori d’Italia – e la Campobasso/Roma sempre lì all’ottavo posto – il rapporto Pendolaria 2018 parla chiaro da subito: «Non c’è nessuna
buona notizia da trasmettere rispetto alla situazione che vivono coloro che ogni giorno prendono i treni» sulle linee contenute nella black list. Né per il Molise è cambiato molto, d’altro canto è la fotografia dell’esistente, che quindi non riporta la proiezione positiva data per esempio dal progetto di elettrificazione che dovrebbe partire a breve.
Gli 11 treni disponibili sulla tratta molisana hanno in media 16,9 anni, non sono i più vecchi d’Italia (il Molise è 11°), ma il 45,5% del parco ha più di 15 anni e l’età media è aumentata dal 2015 al 2018 dell’1,3%. Nel 2017 la Regione ha stanziato 2,5 milioni per il servizio ferroviario (0,13% del suo bilancio). E sempre nel 2017, ad agosto, fu firmata l’intesa fra Regione e Rfi per l’elettrificazione della tratta: un primo step da Roccaravindola a Isernia (30 milioni per metà a carico della Regione e per metà di Rfi), il secondo – sancito dalla delibera Cipe del 22 dicembre 2017 che stanzia altri 50 milioni – completa l’opera fino a Campobasso.
Complessivamente in Italia ci sono 19.389 chilometri di linee ferroviarie e la maggior parte è ancora a binario unico (ben 11mila chilometri, pari al 56,7%). Il Sud è ancora svantaggiato con esempi quali la Calabria con 686 chilometri a binario unico su 965, la Basilicata addirittura con soli 18 di binario doppio, la Sardegna (549 chilometri a binario semplice su 599) e la Sicilia (quasi 1300 chilometri a binario singolo su 1490 totali di rete). Leggermente migliori sono i dati dell’elettrificazione delle linee con il 68,7% della rete, ma anche in questo caso persistono differenze importanti come in Molise (205 chilometri non elettrificati su 265 totali) ed in Basilicata (dove sul 54,5% della rete transitano treni diesel). In Molise i chilometri a binario doppio sono 23.
Nel rapporto Pendolaria Legambiente evidenzia due dati in particolare. Innanzitutto agli italiani il treno piace e quando le amministrazioni investono sul ‘ferro’ l’investimento funziona.
Inoltre, l’aumento complessivo dei passeggeri negli ultimi anni nasconde differenze rilevanti tra le diverse regioni e tra i diversi gestori. I treni in circolazione sono diminuiti (erano 3.434 nel 2014, oggi sono 3.056) mentre il numero dei passeggeri sui convogli regionali è aumentato del 2,3% ma con numeri molto diversi nelle regioni in termini di servizio e di andamento. In Puglia ad esempio si è passati dagli 80.000 al giorno del 2009 ai 141mila del 2017, con un +76%. In alcune regioni il numero di persone che prende il treno è quasi raddoppiato in questi anni: l’Emilia Romagna, dal 2009 a oggi, è passata da 106.500 a 205.000, il Trentino da 13.000 a 26.740, l’Alto Adige da 19.900 a 31.900, la Puglia da 80.000 a 141.000, la Lombardia da 559.000 a 750.000. Risultati, evidenzia il dossier, degli investimenti realizzati e dei tagli evitati in particolare sulle linee a più forte domanda.
Ma in Sicilia (5 milioni di abitanti), dove si è passati da 50.300 passeggeri a 37.600 (dal 2009 ad oggi), in Campania da 413.600 a 308.500. Deciso il calo anche per Abruzzo e Molise, dove il servizio è stato ridotto.
Nel complesso la quantità di treni regionali in servizio, considerati tutti i gestori, è finalmente tornata ai livelli del 2010 (oltre 247 milioni di treni*km), ma come visto con notevoli differenze tra le regioni. «Per far capire con degli esempi le differenze tra cittadini italiani, in Molise non esiste più un collegamento ferroviario con il mare! Semplicemente – rileva Pendolaria – sono scomparsi i treni che da oltre 130 anni collegavano Campobasso con l’Adriatico e la città di Termoli».

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