Andrea Greco, capogruppo 5s in Regione, pronti alla coalizione col Pd per il 2023? Banalmente: si fa l’accordo allora?
«Una coalizione serve nel momento in cui non si punta solo a vincere ma anche a cambiare la storia politica di questa regione. Le coalizioni messe insieme esclusivamente per vincere, con anime troppo eterogenee tra di loro, hanno dimostrato che non sono salutari, che si vince ma poi non si governa. Io ritengo che la coalizione debba non solo vincere ma riuscire a governare i processi necessari al Molise».
Eterogeneo era anche il centrosinistra allargato che sosteneva il governo Frattura. Nel 2023 starete insieme al Pd che ne fu artefice e protagonista predicando discontinuità?
«Il Movimento 5 Stelle forse per antonomasia incarna i valori di discontinuità. All’interno della coalizione saremmo una bella garanzia per portare avanti idee e soluzioni innovative per il Molise. In passato ci siamo contrapposti e magari succederà anche in futuro. Ma voglio “litigare” su cosa c’è di meglio da fare per il Molise e non su che cosa di meglio c’è da fare per i partiti. Sono i temi che devono essere messi al centro. Il Pd credo debba maturare sotto quel punto di vista, come lo stiamo facendo noi. È chiaro che gli interpreti di quei temi devono avere la credibilità per esserlo, non si possono strumentalizzare dei valori solo per avere il consenso. Le persone devono avere una storia politica e personale che parla di quei valori»
Quindi chi ha avuto ruoli di responsabilità e governo in coalizioni troppo allargate, anche il segretario dem Facciolla e la capogruppo Fanelli, non dovrebbero ricandidarsi?
«Parlare di coalizione e poi pretendere di decidere in casa d’altri sarebbe un’aberrazione. Le scelte, a livello di obiettivi, devono essere condivise così come è centrale la scelta del candidato presidente, però arrivare al punto di pensare di decidere chi deve candidarsi nel Pd mi sembrerebbe davvero troppo».
La discontinuità dipende anche dal perimetro di un’alleanza. Da chi non c’è, per esempio. Il segretario del Pd dice: nessun accordo con cui ha governato in questa legislatura. Si sente garantito?
«Mi sembra giusto. Così come, eventualmente, chi ha avuto ruoli di governo in passato a mio avviso non potrebbe ambire nuovamente ad averne».
Torniamo anche al governo Frattura quindi?
«Faccio un esempio: Nagni (ex assessore regionale ai Lavori pubblici, ndr). Certamente vorrà ricandidarsi col centrosinistra e noi non siamo nessuno per poter dire che Nagni non si deve riproporre. Ma non possiamo pensare di riassegnargli l’assessorato che ha avuto. I cittadini non capirebbero».
Dicevamo del perimetro.
«Il Movimento 5 stelle lo ha già allargato. In Molise, un po’ in controtendenza rispetto al dato nazionale, godiamo di ottima salute anche perché ho la fortuna di lavorare con cinque colleghi consiglieri regionali eccezionali, e dialoghiamo con forze politiche che non sono solo la sinistra. Io continuo a parlare con tante persone, anche con alcune che hanno fatto politica in passato e secondo me si sono distinte per un’azione importante per il Molise. Di fatto stiamo allargando il perimetro alle forze civiche. A quelle che siano autenticamente tali, non ai politici travestiti da forze civiche».
Quando parla di politici travestiti da civici si riferisce tra gli altri all’ex sindaco di Venafro Sorbo?
«Sì».
E quando parla di chi in passato ha fatto politica e si è distinto all’ex consigliere regionale Romano?
«Sì. Massimo Romano ha fatto bene il suo lavoro di oppositore in Regione. Ha scelto un suo simbolo, è riconoscibile, non si va a infilare nelle liste civiche, ha una sua identità politica, una credibilità costruita nel tempo e secondo me può dare tanto, ha ancora da dire. Ed è una delle persone che come me si è schierato contro il vero governatore del Molise, che è sempre stato Aldo Patriciello. Un marchio di garanzia. Poi, sempre come me, ha tanti difetti. Di persone perfette in Molise ne esiste una sola. Ed è Donato Toma… Tutti noi altri siamo perfettibili».
Dentro il suo perimetro c’è Massimo Romano e non Sorbo, capito. Chi altro non c’è?
«Beh, se guardiamo a Italia viva o ad Azione al momento siamo proprio incompatibili. Loro hanno una sola occupazione, parlare male del Movimento 5 Stelle. I transfughi poi… Il transfugo – per dire Salvatore Micone, Vincenzo Niro, gli “aghi della bilancia” che di volta in volta saltavano da una parte all’altra della barricata – antropologicamente non può trovare spazio da noi. All’interno della coalizione, se qualcuno pensa di poterli inserire, noi insieme ai soggetti politici con cui stiamo dialogando ci staccheremo».
Io, come Facciolla, sto parlando con lei delle regionali. In attesa però di un coordinatore M5s. Quando arriverà?
«Immagino che a questo punto i tempi siano procrastinati a dopo le amministrative. Ma, al di là di tutto, al di là pure del coordinamento, è evidente che il gruppo 5s a Palazzo D’Aimmo avrà il peso specifico maggiore nelle scelte che afferiscono alle regionali e che saranno naturalmente condivise con tutti gli altri livelli istituzionali».
Non decide né co-decide Roma come ha detto il sindaco Gravina, quindi, secondo lei.
«Io penso che il Molise debba riappropriarsi del proprio destino. In politica vuol dire fare scelte che non solo provengano dal territorio ma che siano anche rispondenti alle esigenze del territorio. Così come, tra l’altro, ci è stato assicurato da Conte sia quando è venuto a Isernia sia a me direttamente durante il periodo in cui sono stato a Roma per l’elezione del Presidente della Repubblica. L’ho incontrato insieme agli altri delegati regionali del Movimento, abbiamo parlato in quella occasione mi ha garantito questo: le scelte del territorio si fanno sul territorio. Sono convinto che Roberto (Gravina, ndr) condividerà questa posizione, perché il Movimento si è sempre comportato così. Io nel 2018 mi ritrovai candidato presidente a 32 anni e nessuno ha mai detto ad Antonio o a Patrizia (Federico e Manzo, ndr) chi doveva scegliere per noi, lo hanno fatto gli iscritti. È fuori dalla nostra storia che possa scegliere qualcuno da Roma».
Il nome non arriverà dalla Capitale, d’accordo. Come arriverete a una sintesi allora?
«Non mi piace parlare di candidato governatore perché sono potenzialmente in conflitto d’interessi… Vengo fuori da un’elezione in cui, sicuramente il Movimento aveva un’onda favorevole e tutto il resto, ho ricevuto il 38,7% dei consensi. Un dato importante considerata la mole di candidati e liste che c’era dall’altra parte. Ma a parte questo, a mio avviso l’individuazione del candidato governatore deve essere frutto di un accordo di coalizione serio. Senza passare per le primarie di coalizione, una cosa che non esiste. Esistono le primarie del Partito democratico e loro possono farle tranquillamente per esprimere la persona che poi intendono portale al tavolo».
Perché non vi piacciono le primarie?
«Non piacciono a noi e non piacciono neanche al mondo della sinistra. Perché rappresentano il miglior metodo per iniziare a litigare prima ancora di partire. I cittadini ci vedrebbero fare campagna elettorale prima l’uno contro l’altro, una bolgia infernale in cui tutti si accapigliano per il candidato presidente, e poi tutti insieme a sostegno di chi ha vinto. Un metodo fallimentare, che indebolirebbe la coalizione».
Non sarà comunque una passeggiata trovare un accordo.
«La cosa che auspico e a cui sono convinto si arriverà è l’individuazione di un candidato presidente, e quando lo dico non guardo al genere, con la consapevolezza che bisogna esprimere discontinuità. Mi permetto di suggerire che il Movimento 5 Stelle, ad oggi uno dei grandi partiti della coalizione, qui non ha mai avuto ruoli di governo. Ha la credibilità per esprimere un candidato presidente senza ricevere gli attacchi di chi direbbe: hai già governato e non hai fatto questo o quest’altro. Se così dovesse essere, sono pronto a scommettere che non solo vinceremmo ma governeremmo sostenuti dall’entusiasmo dei cittadini. Mi auguro che tutti comprendano che vogliamo solo il bene di questa terra e portare a casa il miglior risultato possibile. Se ci perdiamo in mille rivoli, arriveremmo alle elezioni già lacerati. Dobbiamo arrivarci, invece, come al culmine di un percorso che ci porta a dare prospettive reali al Molise».
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