Ancora ‘recluso’ a causa del Covid, il primario del Pronto soccorso del Veneziale non si sottrae alle domande di rito. Aspetta il tampone, al quale si sottoporrà domani, sperando che finalmente possa tornare in reparto dove, ora, ci sono i suoi tre colleghi che fronteggiano le emergenze. E uno di questi, il dottor Potena, fa avanti e indietro con Agnone dopo aver regolarmente svolto i suoi turni a Isernia.
Dottore, quindici giorni dall’incontro in Prefettura e dagli impegni assunti dall’Asrem. Ad oggi nessuna novità sostanziale. I famosi tre medici provenienti dal Cardarelli non sono arrivati. Ancora…
«La situazione è identica a quella che conosciamo da anni e drammatica allo stesso tempo, risposte reali non si riescono a trovare. Se non si interviene concretamente sul problema atavico e sempre uguale, quello della carenza di personale, non si arriverà mai ad una soluzione».
Un filo rosso lega il Pronto soccorso del Veneziale e quello del Caracciolo dove prestano servizio un medico del suo reparto e due professionisti che provengono dalla Chirurgia del nosocomio di Isernia. Come se ne esce?
«Intanto vorrei chiarire un aspetto di questa assurda situazione. Io non ho mai detto che bisognava chiudere Agnone, ho semplicemente sottolineato, a chi non vuole vedere o fa finta di non vedere, che con queste risorse professionali non si possono tenere in piedi due Pronto soccorso. Serve personale, servono i medici. Ma qui si continuano a fare i giochi di prestigio, si spostano professionalità da un ospedale all’altro, da una città all’altra. Il gioco delle tre carte con la mancanza di personale, ecco. Non è possibile continuare così. Io ho il dubbio che si manterrà questo stato di cose fino alle elezioni regionali, poi si smantelleranno i reparti».
La sanità si regge su pochi professionisti che fanno i salti mortali e sulle prestazioni aggiuntive. Che, di fatto, rappresentano una spesa non indifferente per le casse della sanità regionale.
«Si sopravvive sulle prestazioni aggiuntive. Ma il problema non riguarda solo i medici, anche gli infermieri e gli operatori socio sanitari. Si svolgono prestazioni professionali oltre le ore di lavoro canoniche, sono ben pagate ovviamente ma la qualità del lavoro? Come si può pensare di poter fronteggiare l’atavica carenza di personale ricorrendo solo ed esclusivamente alle prestazioni aggiuntive? E questo andazzo va avanti da sei anni. Non qualche mese».
Dottore, ma che sensazione lascia questo disinteresse a questo punto evidente intorno a quello che è l’unico ospedale della provincia di Isernia?
«Noi abbiamo portato 13mila firme all’attenzione della politica regionale chiedendo di attivare il Governo nazionale affinché potessimo contare sui medici di Emergency. Come è stato possibile fare in Calabria. Ma prima di questa richiesta, assolutamente rimasta lettera morta, è stata boicottata anche la proposta dell’ex commissario Giustini che si era reso conto di quello che stava accadendo quando propose di portare al Veneziale i medici militari».
Insomma, due indizi fanno una prova…
«Le soluzioni c’erano, da parte nostra non c’è mai stata solo la protesta per la situazione che sta divorando la sanità pubblica. Non ci siamo solo lamentati di quello che viviamo e che si ripercuote sull’assistenza sanitaria alla popolazione, sul diritto alla salute. Perché ovviamente se mancano i medici, tutto diventa parecchio complicato per gli assistiti. Sia chiaro, per tornare alla domanda precedente: la struttura amministrativa è espressione della politica e se c’è una linea, quella viene seguita. Ripeto, io ho il dubbio che tutto questo non sia casuale, tra l’altro la politica non ha mai preso una posizione forte: si parte con il definanziare il sistema pubblico, poi si riducono i medici e i posti letto, poi si chiudono i reparti».
Gli Stati generali della sanità pubblica sono ancora nella vostra agenda?
«La situazione si evolve giorno dopo giorno, su quali macerie dobbiamo concentrare la nostra attenzione, con quali prospettive? Non c’è una forza politica che sembra intenzionata ad impegnarsi per cambiare le cose, chi le porta le nostre proposte nelle Istituzioni? La drammaticità che vive il Veneziale, perché non c’è solo i Pronto soccorso in sofferenza, è tale che la sensazione non ci sia via d’uscita è forte».
Il reparto di Pediatria sarà il prossimo a capitolare, e con lui il Punto nascita?
«Apprendo di una determina con la quale si approva la graduatoria di un concorso al quale hanno partecipato in 11 ma si sono presentati solo in tre, sono tutti specializzandi. Accetteranno? E se non accadesse? E poi dove saranno collocati? Al Veneziale dove, fra qualche giorno resterà un solo medico in servizio che poi ad inizio luglio smaltirà le ferie arretrate e poi andrà in pensione? Al San Timoteo, al Cardarelli? Gli specializzandi non possono reggere un reparto. È un film già visto. È la tecnica per chiudere, usata con Venafro, Larino e Agnone. Senza personale si chiude».
ls

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