Il Punto nascita di Termoli è sempre più in bilico, l’ultima parola spetterà al commissario ad acta Donato Toma, che ha ricevuto, secondo quanto ha riferito il direttore generale Asrem Oreste Florenzano, la delineazione del cosiddetto piano B, quello che vedrebbe attivare un percorso alternativo per le partorienti del basso Molise. La carenza di personale che sta accompagnando questa primavera fino alle soglie dell’estate, quando le ferie stagionali metteranno ancora più in difficoltà la gestione dei reparti in sofferenza, è solo la punta dell’iceberg al reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Timoteo di Termoli. Le cesoie del tavolo tecnico ministeriale, infatti, da tempo sono state preparate per dare un taglio netto col passato al Punto nascita adriatico, lontano ormai da alcuni anni da quella soglia dei 500 parti che è già in deroga alle prescrizioni del comitato percorso nascita nazionale. L’ultima riunione di alcuni mesi fa, infatti, aveva sancito l’indicazione definitiva, finita nelle mani del commissario-presidente Donato Toma. Anche intervenendo in Consiglio regionale, lo stesso governatore aveva ribadito come la exit strategy sarebbe stata la delineazione di un percorso alternativo per far partorire le mamme del basso Molise e l’utenza che più in generale aveva come punto di riferimento il Punto nascita di Termoli, pensiamo soprattutto all’alta Puglia. Subito dopo quel summit capitolino, il primario facente funzioni Dino Molinari aveva ribadito come proposte dal territorio erano state predisposte ma mai prese in considerazione dall’Asrem, il manager Oreste Florenzano aveva poi subito convocato il ginecologo, ma impegni diversi fecero slittare il confronto, poi le contingenze sulla mancanza di medici in corsia e la situazione nelle pediatrie hanno fatto affrontare più aspetti emergenziali che programmatici. Na il tempo scorre, a ottobre c’è l’udienza di merito al Tar che con sospensiva nel luglio scorso riaprì per la seconda volta in due anni il Punto nascita dopo i provvedimenti del tandem commissariale e dell’Asrem. Il quadro è piuttosto delicato, per non dire di più. Perché l’operatività è legata proprio alla capacità di coprire i turni e negli ultimi tempi, anche per contingenze diverse, è stata una incredibile corsa a ostacoli. Quindi criticità che si sommano a criticità. Una luce da individuare in fondo al tunnel è davvero una speranza impraticabile, ormai. Si è perso, pare, anche lo spirito battagliero, come se la deriva portasse via. A questo si abbina la vicenda delle pediatrie, non solo a Termoli, ma anche a Isernia. Qualcuno ipotizza in futuro l’accorpamento di tutti i pediatri al Cardarelli e ciò significherebbe accentrare anche i parti nel nosocomio regionale. Altre indiscrezioni recano un contratto scaduto e non rinnovato per i pediatri liberi professionisti a contratto, che dal primo giugno potrebbero non più coprire quanto fatto sin qui negli ultimi mesi. Selezioni e concorsi, avvisi e bandi non stanno dando gli esiti sperati, il Molise ospedaliero è poco attrattivo. Un circolo vizioso, che manda in corto circuito le speranze di tenere vivo il codice anagrafico L113, come simbolo di identità di un territorio. Nel 2021, infatti, metà dei nati iscritti nei residenti sono venuti al mondo in luoghi diversi dall’ospedale San Timoteo. Davvero Toma è disposto a correre il rischio di una polemica asperrima in basso Molise? A pochi mesi dalle elezioni regionali? Certo, il potere decisionale è in mano sua, ma con la spada di Damocle che pende dal tavolo tecnico ministeriale sul capo del Molise, da 15 anni ostaggio del piano di rientro dal deficit prima e dalle forche caudine del decreto Balduzzi poi. Lui ha in mano il piano B, ora. E’ solo questione di tempo. E Termoli potrebbe rivivere lo stesso incubo già avuto sia nel giugno 2019 che nel luglio 2021, mentre in reparto si fatica oltremodo per garantire la presenza di un ginecologo nei turni di notte, come avvenuto la scorsa settimana. Ricordiamo come il Pos 2019-2021 adottato formalmente per pochi mesi, anche se si attende il successivo, indicava per Ginecologia (e altri reparti) l’attivazione dei cosiddetti accordi di confine, guardando alla vicina Vasto, forse la situazione logisticamente meno scomoda, sia per la natura dei collegamenti stradale che la distanza del tragitto da compiere, rispetto a realtà come Cardarelli, San Giovanni Rotondo, Foggia o l’asse Chieti-Pescara. Ma sono ipotesi, la proposta vera è quella che Florenzano ha trasmesso a Toma, redatta sulla scorta delle indicazioni del Tar Molise, che individuò in questo aspetto la lacuna su cui appigliarsi per dare ragione ai ricorrenti contro la chiusura del Punto nascita.

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