«È stato un dolore mettere quella firma. Dopo l’ulteriore tentativo con Roma ci è stato risposto: procedete».
Angelo Giustini parla al secondo piano del palazzo di via Petrella. All’Asrem il commissario e la sub Ida Grossi hanno scritto di sospendere l’attività del punto nascita di Termoli. Insieme ai vertici dell’azienda sanitaria, il direttore generale Gennaro Sosto e quello amministrativo Antonio Forciniti, alla stampa spiega perché. Sulla scorta del parere del Comitato nazionale nascite, il tavolo tecnico per due volte in sei mesi ha chiesto di chiudere il reparto: troppo sotto gli standard e senza una difficoltà logistica di collegamento con altri ospedali da restare aperto. Inoltre, la carenza di medici dell’area materno infantile a Termoli ha assunto una tale criticità da non consentire di continuare ad assicurare la sicurezza dell’assistenza. Detto fuori dai denti, anche la ricerca di medici rappresentata ai Ministeri in questi giorni, anche per il punto nascita del San Timoteo, ha messo nelle condizioni i tecnici romani di tornare all’attacco: Termoli va chiuso.
«Si tratta di scelte molto difficili, perché riguardano una fase della vita delle donne molto particolare. Del disagio ci scusiamo, abbiamo cercato di andare avanti finché è stato possibile ma quando si mette in discussione la sicurezza del paziente – evidenzia il direttore generale Sosto – bisogna guardarsi allo specchio e fare riflessioni serene».
«Non possiamo permetterci di far rischiare nulla alle persone – conferma la sub Grossi -. La mortalità neonatale è bassissima in Italia e uno dei motivi è la sicurezza dei parti. Il criterio dei 500 parti, e tra l’altro si parla di elevarlo a mille, è stato definito da professionisti. È una garanzia alla quale i professionisti (del Comitato nazionale) non intendono rinunciare. Il numero dei parti di Termoli conferma un trend in calo. Questa situazione ha coinciso con una trascinata carenza di personale che in questo settore diventa criticissima»
Alle donne del basso Molise e di Termoli il manager dell’Asrem assicura: è sospesa solo l’attività legata alla nascita, quelle pre e post parto sono potenziate e comunque garantite. Non nasconde la carenza di personale: scongiurata la chiusura di Ortopedia, tuttavia pediatri e neonatologi sono difficili da trovare. Dai concorsi in questi mesi sono arrivate poche risorse. Due pediatri, per fortuna, sono stati assunti e questo fa sì che a Termoli in Pediatria ci siano tre medici, altrimenti ce ne sarebbe solo una. Altra importante carenza, quella dei neonatologi: solo cinque, spiega la dottoressa Simonetti. Insomma, sono ore complicate. Che vedono i Pronto soccorso lampeggiare in rosso, quanto a emergenza personale.
Naturalmente tiene banco, anche se la conferenza è stata convocata per una corretta informazione alla popolazione, la frase del ministero della Salute che in una nota ha sintetizzato come la deroga sia stata chiesta solo per Isernia dalla Regione e che sia stata concessa a condizione di chiudere Termoli. Uno scambio? Rappresentanti della Regione non ce ne sono all’incontro con la stampa che era convocato per informare sulla chiusura del punto nascita del San Timoteo e spiegare quali servizi sono attivi comunque e come.
Tocca così al direttore Sosto tracciare il percorso di merito rispetto ai reparti natalità. Nessuno scambio. Quando è stata richiesta la deroga, sintetizza il dg, Isernia era poco sopra i 500 parti e Termoli molto sotto soglia. Inoltre, il Veneziale presenta le difficoltà orografiche assenti al San Timoteo. Impossibile mantenere due strutture che comunque non rispettano gli standard, si salva quella che vi si avvicina di più e mette nelle condizioni la Regione (anche perché in zona più svantaggiata) di tenere il punto e migliorare. Certo, anche a Termoli si lavorerà per riportare soprattutto la dotazione di personale adeguata e provare a riaprire. «Non chiudiamo – chiude Sosto – per risparmiare. I medici restano dove sono perché l’obiettivo è arrivare alla riattivazione». ritai

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