I soldi della Cassa depositi e prestiti vanno utilizzati per aiutare tutte le imprese del comparto costruzioni e non solo l’Iri dell’edilizia, come è stata ribattezzata l’operazione di salvataggio per Salini Impregilo.
Lo chiedono i tanti concorrenti del colosso che spinge per far varare entro il 1 agosto ‘Progetto Italia’. Data che però rischia seriamente di slittare. A frenare adesso, secondo le indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore, è la Cassa depositi e prestiti che chiede rassicurazioni su un punto: il capitale di Salini Costruttori (la holding) è in pegno alla banca francese Natixis, vincolo che mette a rischio la tenuta di ‘Progetto Italia’. Non che Cdp non voglia più procedere, ma probabilmente i tempi cambiano.
E c’è spazio per tornare all’attacco e provare a cambiare le cose. Recentemente un gruppo consistente di imprese ha incaricato l’avvocato Arturo Cancrini di notificare anche alla Ue – oltre che all’Agcom, alla Corte dei Conti e all’Anac – una lettera di manifestazione di interessi: di fatto una diffida per concorrenza sleale e sospetti aiuti di Stato.
Al governo – a Conte, Di Maio e Toninelli – i costruttori sollecitano la modifica di ‘Progetto Italia’ e l’utilizzo dei fondi Cdp per ampliare il fondo salva opere e salva imprese che attualmente è sotto dotato. Così si potrebbero salvare tutti ed evitare una probabile procedura di infrazione da parte della Ue per palesi aiuti di Stato all’impresa più grande del settore, a scapito di tutte le altre. Alcune delle quali – sottolinea L’Opinione di Diaconale – hanno preferito “resistere, resistere, resistere” piuttosto che buttarla in caciara con la strategia del concordato preventivo che con l’attuale normativa permette di partecipare agli appalti pur non pagando i fornitori.
Ad essere penalizzate da ‘Progetto Italia’, dunque, saranno le realtà sane, quelle che nonostante tutto sono rimaste sul mercato, anche se con grandi sacrifici.
Dissenso dalla linea del governo nazionale, ancora una volta, arriva da Marciano Ricci. Il patron di Europea 92 e sindaco di Montaquila – che del premier Conte ha un’idea lusinghiera ma sui partner dell’esecutivo ha spesso espresso grosse riserve – parte dal caso Tav: prima sì, poi no, ora si è deciso di farla ma il ministro Toninelli non firma la lettera a Bruxelles. «L’ho detto e lo ripeto: facciano pace col cervello», dice chiaro Ricci. Su ‘Progetto Italia’ è ancora più chiaro: «Il ministro Di Maio sta dando soldi a un colosso di imprese attraverso la Cdp. Devono realizzare invece un piano per tutte le imprese, per salvare l’indotto, gli artigiani. Pensare ai tanti che hanno chiuso in questi anni e sono sul lastrico. Così non si può andare avanti. Se non sono in grado di pensare all’Italia, vadano a casa».
ppm

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