L’aumento spropositato, e ormai fuori controllo, dei cinghiali ha assunto dimensioni da emergenza nazionale. E, nonostante gli appelli, le richieste di ascolto e la manifestazione che solo tre mesi fa portò – in piazza Montecitorio – agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti, nulla pare sia cambiato. Giuseppe Spinelli, delegato confederale della Coldiretti Molise, rilancia il grido di allarme disperato e la rabbia dell’intera categoria. «L’emergenza creata dall’aumento incontrollato della fauna selvatica e, in special modo, dei cinghiali cresce con il passare dei giorni senza che nessuno, Esecutivo regionale in primis, se ne faccia carico» attacca Spinelli che ripercorre le tappe di un percorso istituzionale che, al momento, non pare abbia portato le azioni sperate. Risposte mancate che hanno portato alla decisione di scendere in piazza, mobilitarsi, per riportare il tema – che ha ripercussioni evidenti sull’intera categoria degli agricoltori e coinvolge anche l’intero settore secondo Coldiretti – in cima all’agenda politica regionale. «Nel corso dell’incontro del 12 agosto dello scorso anno, a Palazzo Vitale, ci furono fornite rassicurazioni circa la tempestiva risoluzione del problema – ricorda Spinelli -; ci fu assicurato che l’Esecutivo regionale si sarebbe attivato rapidamente per porre un freno ad una emergenza che cresce quotidianamente a ritmo serrato, in termini di danni economici alle imprese sia di pericolosità sociale: i cinghiali ormai distruggono, incontrastati, interi campi coltivati, spesso attaccano gli agricoltori al lavoro, entrano nei centri abitati e provocano sempre più di frequente incidenti stradali anche mortali». In quell’occasione, la Coldiretti avanzò al governatore una richiesta: la possibilità di valutare una proposta di legge (simile a quella vigente nella Regione Marche) che consentisse agli agricoltori, con regolare permesso di caccia, di sparare ai cinghiali all’interno della propria proprietà durante l’intero anno e non solo nel periodo consentito. Seguirono le rassicurazioni, gli impegni. Rimasti tali, almeno fino ad oggi. «Purtroppo – aggiunge amareggiato Spinelli – a distanza di oltre sei mesi segnati da incontri e rassicurazioni, dobbiamo registrare che alle promesse non sono seguiti i fatti. Da parte nostra abbiamo instancabilmente continuato a denunciare i problemi e le difficoltà delle nostre aziende, spesso costrette a chiudere i battenti a causa di un immobilismo inspiegabile della politica verso questa emergenza che, lo ribadiamo, ormai non interessa più solo il settore agricolo ma l’intera collettività». Un momento difficile che coinvolge l’intero settore, secondo il delegato confederale della Coldiretti Molise, che passa attraverso la crisi dei consorzi di bonifica, la necessità di riorganizzare il settore della zootecnia, l’indispensabile ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture a tutti i livelli, la lentezza della burocrazia, la mancanza di competitività dei prodotti molisani sui mercati italiani e esteri e l’erogazione non sempre puntuale dei fondi comunitari. E, nell’attesa di risposte, «sempre più aziende chiudono, il che provoca l’aumento dello spopolamento delle aree interne e l’indebolimento del già fragile tessuto economico della regione. A questo punto, a fronte delle tante promesse fatte ma non mantenute nei confronti degli agricoltori – conclude Giuseppe Spinelli – non ci resta che portare in piazza la nostra rabbia, sperando di riuscire almeno a scuotere le coscienze di chi governa questa regione».

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