Tolleranza zero. Come è giusto che sia. Il procuratore di Campobasso Nicola D’Angelo ha avviato un’inchiesta sulla diffusione di un audio circolato ieri mattina in gruppi e chat Whatsapp che conteneva notizie allarmanti e soprattutto false.
Procurato allarme è il reato che si configura a carico dell’autore, che gli inquirenti puntano ora a identificare.
L’audio è la coda velenosa e ancora più preoccupante del linciaggio social che si è scatenato mercoledì pomeriggio contro il ‘paziente 16’, il 32enne risultato positivo al coronavirus e ricoverato al Cardarelli. Da subito, sempre su chat Whatsapp sono circolati le sue generalità, la foto, racconti audio di circostanze e fatti inquietanti – non si era segnalato al ritorno da Milano, non era in isolamento ma anzi ha girato per locali, si è recato in ospedale infettando anche medici e infermieri – dando il via a un cortocircuito sociale senza precedenti in Molise. Una caccia all’untore, un’ordalia medievale inaccettabile. Che ha gettato nel panico centinaia di persone (magari molte di più vista la diffusività dei social media). E che ha pesato non poco anche sul lavoro delle redazioni impegnate a riscontrare i fatti presso le fonti ufficiali, autorità sanitaria e Regione.
Ieri mattina, quindi, ancora un’offensiva via Whatsapp, che ha coinvolto bar e locali della città (in pagina alcune smentite documentate), con l’aggravante che il ‘banditore’ che forniva informazioni false nell’audio fatto circolare lasciava intendere di essere un operatore del Cardarelli. Stesso copione del giorno prima, con l’aggiunta della positività dei familiari del ragazzo e del ricovero della sorella. Circostanze, sottolinea il procuratore D’Angelo nella nota diramata in tarda mattinata, assolutamente false.
È stato il Nas, su delega dell’ufficio inquirente del capoluogo, ad accertare la falsità di una serie di dati veicolati dagli audio fake in giro da mercoledì e in particolare da quello all’attenzione della magistratura. È falso che il ragazzo abbia dato tardive informazioni all’autorità sanitaria, è falsa la già accertata positività dei familiari, falso il ricovero della sorella. Soprattutto, è falso che il 32enne abbia frequentato «ben cinque locali aperti al pubblico, comunemente noti per l’afflusso di persone».
La procura è al lavoro per risalire all’autore del messaggio sul cui capo pende l’accusa di procurato allarme. Dello stesso reato saranno chiamati a rispondere anche altri soggetti che, «pur nella consapevolezza della non veridicità di quanto affermato, dovessero divulgare ulteriormente la predetta traccia audio», precisa la procura.
Procura che è anche al lavoro per verificare «lo stretto rispetto delle ordinanze emesse dal governo e altresì il compimento di qualsiasi forma di condotta che – anche solo a livello colposo – dovesse essere idonea a favorire la propagazione del virus».
r.i.

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