Un raggio di sole, in un giorno nero. Il bilancio è drammatico, ma esperti e istituzioni avevano avvertito di aspettarsi il peggio: più di mille morti, 2.242 positivi al coronavirus in più.
Ma c’è la possibilità che lo tsunami di infezioni al Sud possa essere evitato. Ad una condizione: che vengano rispettate in modo ferreo le rigide misure di contenimento decise dal governo. A tracciare uno scenario che apre a un cauto ottimismo è il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. «È possibile che al Sud possa esserci una circolazione più limitata del nuovo coronavirus e che i picchi di pazienti che necessitano di terapia intensiva, e dunque di essere intubati, non siano così importanti come è stato al Nord, a patto che si rispettino le attuali misure stringenti di contenimento», spiega all’Ansa. Al Sud, chiarisce, «i casi sono ancora limitati e se si agisce in un momento iniziale della curva epidemica si può intervenire in modo significativo. Se dunque il rispetto delle misure varate, a partire dalle limitazioni dei contatti interpersonali, è fondamentale in tutto il Paese, ancora più cruciale è nelle regioni meridionali proprio per rallentare dagli inizi la circolazione del virus». Quanto al rischio che il virus possa ripresentarsi una volta passata, come si spera, la fase di emergenza pandemica, le valutazioni e gli studi «sono in corso ma – afferma il presidente Iss – riteniamo che anche questo, come gli altri virus, possa lasciare una memoria immunitaria nelle persone che possa appunto immunizzarle. Le conoscenze sul SarsCov2, però, le stiamo sviluppando in itinere».
L’alto tasso di mortalità da Covid-19, ancora Brusaferro, «può dipendere anche dal fatto che è cambiata la modalità di misurazione del denominatore. Prima la base che si considerava includeva anche tutti i soggetti postivi asintomatici, ma successivamente si sono considerati solo i soggetti positivi sintomatici».

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