La sua bacheca Facebook è stata letteralmente inondata da messaggi di solidarietà e di affetto, abbracci virtuali – come il momento impone – di colleghi vicini e lontani. Tantissimi quelli che hanno rilanciato il tema di fondo, legato ai rischi che corre – e non solo sanitari – chi fa giornalismo. L’ultimo episodio di violenza, in ordine di tempo, ha coinvolto Antonio Passanese, collega e amico in forze, da parecchi anni, al Corriere Fiorentino. L’altro ieri era in centro, di certo non per passeggiare ma per verificare il rispetto delle ordinanze restrittive da parte dei cittadini. Al lavoro, insomma, come tutti i giorni e come migliaia di altri colleghi che continuano a raccontare – nonostante le mille difficoltà – l’emergenza, gli effetti tragici, le storie di solidarietà e quelle di speranza. La sua mattinata di ordinaria follia ha avuto come scenario viale Aleardi: il giornalista molisano è a telefono, sul marciapiedi. L’uomo, in bici e zaino in spalla, è un rider. Dopo averlo visto fermo sul marciapiedi intento a parlare, dapprima lo minaccia urlandogli “Ti ci vorrebbero due colpi in testa”. Poi, non contento, torna indietro: il collega Passanese prova a calmarlo, gli spiega che anche lui è al lavoro, mostra il tesserino professionale. Ma la follia prende il sopravvento: spintoni, calci, pugni fino a quando Antonio non cade a terra. Chiede aiuto, in una strada pressoché deserta, viene fortunatamente soccorso da due cittadini nordafricani che non fanno finta di nulla e che, con il loro tempestivo e solitario intervento, mettono fine al pestaggio. Una prognosi di 25 giorni, accertata dopo il trasporto in ambulanza all’ospedale. Il collega Passanese ha presentato denuncia per lesioni contro il rider, un 50enne con qualche precedente penale. Dagli editori, i direttori, i colleghi e da tutto il personale in forze nelle redazioni di Primo Piano e Teleregione, nelle quali Antonio ha lavorato, la ferma condanna dell’episodio oltre che l’abbraccio forte, anche questo a distanza, e gli auguri di pronta guarigione.
l.s.

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