Lo aveva assicurato il premier Conte: saremo inflessibili. E da Cerignola lunedì aveva anticipato la volontà di intensificare i rimpatri.
La situazione dell’immigrazione si sta rivelando emergenziale anche in Molise, d’altro canto, dove non si hanno più tracce di 34 stranieri arrivati dalla Sicilia e fuggiti anche se sottoposti alla misura sanitaria dell’isolamento. Ieri il Viminale ha confermato che dal 10 agosto riprenderanno i voli charter per i rimpatri dei tunisini che sbarcano in Italia, voli che erano stati interrotti durante il lockdown.
I voli rispetteranno gli accordi attualmente in vigore con il governo di Tunisi: due aerei a settimana ognuno con un massimo di 40 persone a bordo, dunque un totale di 80 migranti a settimana.
In realtà alcuni charter sono già stati effettuati in queste ultime settimane in cui l’afflusso di migranti dalla Tunisia è esploso, con decine di sbarchi giornalieri a Lampedusa. Dal 16 luglio sono infatti 5 i voli effettuati che hanno consentito il rimpatrio complessivo di 95 tunisini. Dal 1 giugno al 3 agosto, fa sapere ancora il Viminale, sono state rimpatriate complessivamente 266 persone: 116 in Tunisia e 103 in Albania.

Un Commento

  1. Donato Magenta scrive:

    E gli asini volano… L’accordo di Malta -il tanto decantato accordo dai giornaloni di sinistra- che fine ha fatto? Ve lo dico io che fine ha fatto: dopo una iniziale redistribuzione con numeri contati sulle dita di una mano, non è mai decollato. Non prendeteci in giro con una retorica da strapazzo, abbiamo capacità raziocinante sufficiente a farci capire che questo esecutivo è totalmente inadeguato allo scopo, che non taglia i decreti Salvini perché sa bene che costituiscono un valido deterrente all’immigrazione clandestina, che vuol far sentire noi italiani ospiti in Patria perché apre porte e portoni a gente di cui non abbiamo bisogno, facendo finta di non capire che le priorità del nostro Paese sono altre (politiche industriali in primis) e che non si risolve il problema di decine di quei Paesi “accogliendo”, perché milioni di altri abitanti rimangono lì. Il problema non si risolve con un travaso da una regione all’altra del mondo, ma con blocchi navali a cui devono seguire valide azioni diplomatiche e di prove di interscambio con quelle aree. Poi, ai soloni che pontificano sulle migrazioni di noi italiani in America, voglio aprire gli occhi dicendo: lo sapete, vero, che oggi se uno vuole andare a lavorare in Nord America non può farlo, a meno che non sia un ricercatore o una figura professionale difficile da trovare? Lo stesso dicasi per l’Australia. Scrollatevi di dosso la menzogna: non porta da nessuna parte e acuisce solo i problemi.

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