«Una fila di ambulanze nella notte. Partono da Agnone, in Alto Molise. Dentro ci sono gli anziani della casa di riposo “Tavola Osca”. Scene di un salvataggio o di una deportazione?».
Inizia così il servizio giornalistico mandato in onda, l’altra sera, dalla nota trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” che è tornata così ad occuparsi del caso del cluster accertato di Covid19 in Alto Molise. Una vicenda, quella della casa di riposo agnonese, che è rimbalzata sulla stampa nazionale perché, al fine di evacuare e mettere in sicurezza gli ospiti della struttura, contagiati dal virus insieme ad alcuni operatori, si è reso necessario l’intervento di una colonna mobile di mezzi di soccorso inviata da Roma direttamente dal Dipartimento della Protezione civile nazionale. Una operazione di evacuazione in emergenza e in biocontenimento brillantemente riuscita, secondo il direttore generale dell’Asrem, Oreste Florenzano, che però sta continuando a far parlare, anche su Rai Tre appunto, per via delle modalità che l’hanno caratterizzata. Quella notte infatti i parenti e i congiunti degli anziani che di lì a poco sarebbero stati trasferiti da Agnone a Venafro con ambulanze della Croce rossa non furono avvisati affatto. Qualcuno ha parlato addirittura di sequestro di persona, ma i vertici della sanità molisana, impermeabili a questo tipo di accuse, si sono prontamente trincerati dietro lo stato di emergenza nazionale. Bisognava trasferire altrove, subito, d’urgenza, quelle persone, per il loro bene, proprio per salvaguardare la loro salute e anche per motivi legati alla sanità pubblica di Agnone. Un cluster epidemiologico in città, una bomba ad orologeria pronta ed esplodere. Queste, in sintesi, le giustificazioni delle autorità che hanno disposto e gestito l’evacuazione, vista invece dagli agnonesi come una deportazione, una pagina buia e vergognosa. E forse probabilmente più di qualche ombra c’è stata e continua ad esserci in quella vicenda, tanto è vero che se ne continua ad occupare la stampa nazionale e anche la Procura della Repubblica di Isernia ha aperto un fascicolo di inchiesta ipotizzando evidentemente qualche reato.
La signora Giuliana, nipote di Tullia, una delle due anziane ospiti della struttura e deceduta in seguito alle complicanze causate dal virus, con le lacrime agli occhi, ripresa dalle telecamere di “Chi l’ha visto?”, lamenta proprio il mancato coinvolgimento dei famigliari. «Non abbiamo potuto fare niente, non siamo stati messi in condizione di prendere alcuna decisione» dice piangendo. Un «incubo» culminato con la bandiera bianca alzata da Policella, l’imprenditore che gestisce la casa di riposo di Agnone, che se ne lava le mani dichiarando la sua impotenza e manifesta incapacità a poter gestire la situazione una volta accertato il contagio di decine di ospiti e del personale stesso. Consegna le chiavi, abbandona la nave, come un novello Schettino. Segue la decisione dell’Asrem di procedere alla evacuazione e al trasferimento a Venafro, con la contestuale attivazione di una residenza per anziani, positivi al Covid-19, lì sul posto. Il tutto senza che i parenti degli anziani fossero avvisati, ha precisato il servizio di Rai 3. «I famigliari hanno visto le immagini delle ambulanze che stavano trasferendo i proprio cari su facebook e sui giornali locali» commenta amaramente il servizio. «Qualcuno avrebbe dovuto avvisarci su cosa fare dei nostri nonni?» chiede polemicamente la signora Giuliana. E ancora: «Io avrei anche potuto decidere di riportare nonna Tullia a casa mia». «Una decisione improvvisa» che non ha permesso alle autorità sanitarie di avvisare preventivamente le famiglie, ha spiegato il dg dell’Asrem Florenzano. Anche perché, lo ha ripetuto più volte il direttore generale dell’azienda sanitaria molisana, i suoi uffici non erano materialmente in possesso dei nominativi delle persone ospitate in quella struttura. Solo grazie ai Carabinieri della locale compagnia, al comando del capitano Christian Proietti, l’Asrem ha avuto i nominativi e i relativi contatti famigliari, per stessa ammissione del dg Florenzano. «Ho avuto la sensazione che qualcuno si sia voluto lavare le mani di questa vicenda». – ha commentato il giornalista Maurizio d’Ottavio in collegamento con la redazione di “Chi l’ha visto?”. Oltre al trasferimento notturno, senza avvisare le famiglie di origine, il “caso” dei pasti lasciati sul davanzale, un «trattamento da appestati» quello riservato agli anziani dell’Alto Molise, commenta amareggiato il giornalista di Rai Tre. Una immagine che ha scosso anche la coscienza di Florenzano, insieme forse ad una serie di altri intoppi, come la mancanza di una linea telefonica per avere un contatto con l’esterno o addirittura la mancanza di presidi indispensabili come la carta igienica. «La mancanza di possibilità di comunicazioni con l’esterno, che abbiamo prontamente risolto con l’utilizzo di telefoni portatili, ha ingenerato una legittima preoccupazione nei famigliari» ha ammesso il direttore Florenzano, bontà sua. Poi, quattro giorno dopo il trasferimento, l’informativa dell’Asrem con la quale si è chiesto, a fatto avvenuto, una autorizzazione alla permanenza in quella struttura di Venafro «senza condizione alcuna». «Ci dicono che non dobbiamo usare la parola “deportazione” perché è stato un salvataggio, – aggiunge in chiusura il giornalista autore del servizio – ma siamo sicuri che non c’erano soluzioni migliori rispetto a quella di portate gli anziani a settanta chilometri di distanza, in una struttura dove non c’era neanche un telefono attivo?». Il servizio termina informando i telespettatori che la redazione di “Chi l’ha visto?” ha tentato di mettersi in contatto con qualcuno degli ospiti della rsa lì a Venafro, ma che il personale ha risposto che non poteva essere concesso alcun colloquio se non ai parenti degli anziani. E sempre dalla struttura venafrana è stato inviato poi un video, mandato in onda, che mostra una delle ospiti che balla allegramente con un “cavaliere” tutto bardato come impone l’epidemia da Covid19. «Quando sarò anziano andrò a Venafro» scrive, in diretta, uno dei telespettatori di “Chi l’ha visto?”. Almeno lui lo ha potuto decidere…

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