Gli accordi di confine con l’Abruzzo per «ampliare il bacino di utenza» del “Caracciolo”, come ha dichiarato lo stesso Toma, e dunque giustificare la permanenza di alcuni reparti sono stati letteralmente sbianchettati dalla mozione approvata dal Consiglio regionale all’unanimità. Possibile? Il cavallo di battaglia trasversale, voluto dagli agnonesi e dagli abruzzesi, un po’ meno dai politici molisani, è stato cassato dalla mozione ribattezzata “salva Caracciolo” che pure ha trovato ampia convergenza in aula. Fortemente voluti dall’ex assessore regionale alla Sanità d’Abruzzo, Silvio Paolucci, in passato si è arrivati ad un soffio dall’approvazione dei famigerati accordi di confine. Poi il tutto è sfumato perché Frattura, che all’epoca era addirittura commissario del Molise, non firmò né emendò la bozza stilata dal collega Paolucci. Il voto dei molisani ha rispedito a casa Frattura e la questione non è più andata in porto. Un vero peccato, perché l’accordo, per stessa ammissione dell’assessore Paolucci, era molto favorevole all’ospedale di Agnone. Al massimo sarebbe stato penalizzate per le Asl d’Abruzzo, ma questo, eventualmente, non sarebbe stato un problema per i molisani. Anzi. Fatto sta che quegli accordi naufragarono per colpa di Frattura. L’ex assessore Paolucci spiega che «l’accordo prevedeva la collaborazione della Regione Abruzzo, attraverso attività di supporto al presidio ospedaliero di area disagiata “San Francesco Caracciolo” di Agnone, mediante personale medico ed infermieristico abruzzese». In particolare medici nefrologi a supporto del personale Asrem, per la completa copertura del servizio Dialisi nel territorio agnonese. Inoltre gli accordi consideravano la possibilità di avvalersi del supporto del servizio di emergenza territoriale abruzzese anche con riferimento alle zone di confine dell’Alto Molise, in particolare, nei territori dei Comuni di Vastogirardi, San Petro Avellana e Castel del Giudice, in Provincia di Isernia, data la loro prossimità al presidio ospedaliero di Castel di Sangro (Aq). In aggiunta, indubbi vantaggi sarebbero derivati dalla possibilità di usufruire anche nei centri molisani del servizio di elisoccorso già attivo e operativo in Abruzzo e invece assente inspiegabilmente in Molise. L’accordo saltò, questo dicono i bene informati, per via della questione Emodinamica, in ballo tra Termoli e Vasto, o meglio tra i relativi ospedali. Insomma, il “San Francesco Caracciolo” faceva parte di un accordo politico-sanitario più grande che coinvolgeva anche il “San Pio” di Vasto e il “San Timoteo” di Termoli. Troppi santi in ballo e non si è cantata più la messa. Recentemente quegli accordi di confine sono stati ripresi e rilanciati, come richiesta alla classe politica, dai movimenti e dai cittadini che hanno portato la loro protesta a Campobasso in occasione della presentazione e del voto sulle ormai famose mozioni. Le mozioni, targate inizialmente Pd e 5 Stelle, sono state poi emendate e fatte proprie anche dalla maggioranza. Approvate all’unanimità, certo, e spedite a Roma all’attenzione del sottosegretario Sileri, ma non fanno parola degli accordi di confine, nonostante le reiterate richieste di comitati e cittadini. Fonti vicine ai gruppi consigliari dicono che si è trattato di una scelta voluta, in modo da puntare su una maggiore autonomia della sanità molisana e altomolisana, senza aiutini dall’Abruzzo.

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