Da un marito violento a un vero e proprio aguzzino. Due storie di soprusi sulle donne in 24 ore. Nella mattinata di mercoledì, gli agenti della Squadra Mobile e dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Campobasso, hanno tratto in arresto un uomo di circa 50 anni residente in un Comune del Basso Molise, in esecuzione all’ordinanza di applicazione di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Larino su richiesta del Pm. Lo stesso è stato associato alla Casa Circondariale di Campobasso. L’uomo, un imprenditore del posto, è accusato di aver commesso diversi reati in ambito familiare, ai danni del coniuge, una donna di origini straniere, residente in Molise da circa venti anni. In particolare, lo stesso, si è reso responsabile ai sensi degli artt. 81 cpv, 572, 61 n. 1 e 11 quinquies c.p. di una condotta alquanto deprecabile nei confronti della moglie, esercitando ai danni della donna azioni vessatorie fisiche, morali e psicologiche, agendo solitamente in presenza dei figli minori, sottoponendola così ad un regime di vita sofferente e doloroso. L’arrestato per lungo tempo ha sottoposto la vittima ad aggressioni verbali e fisiche che hanno richiesto, in alcuni casi, le cure dei sanitari e l’intervento delle forze di polizia. A seguito della separazione l’uomo ha addirittura inasprito il suo comportamento violento privando la vittima della libertà personale, sottraendole il cellulare, l’auto, lasciandola senza cibo, acqua e senza i farmaci indispensabili per le patologie da cui è affetta. L’ha poi rinchiusa in casa privandola dei contatti con l’esterno, trattenendola alcune volte nello sgabuzzino dove ha dato seguito alle sue aggressioni colpendola con sputi, infilandole dei fazzoletti in gola per impedirle di chiedere aiuto e spruzzandole sul volto detergenti ed aggressivi chimici con l’intento di sfregiarla. L’uomo ha più volte minacciato di morte la donna, tentando anche, in diverse occasioni, di strangolarla con una corda ed infilandole la canna di una pistola in bocca (arma risultata poi regolarmente detenuta ma successivamente ritirata dall’autorità competente). La condotta criminosa di cui l’uomo si è reso responsabile è stata reiterata nel tempo ed è stata tale da cagionare alla vittima un perdurante e grave stato di ansia e paura ingenerando nella stessa un fondato timore per la propria incolumità. A seguito dei comportamenti criminosi e persecutori cui la vittima è stata sottoposta per lungo tempo, dopo aver denunciato più volte i fatti ed aver chiesto l’aiuto delle Autorità competenti, la stessa è riuscita ad abbandonare la casa coniugale ed è stata collocata in una struttura protetta. Un calvario dunque durato alcuni anni, vissuto, come spesso accade, nel silenzio delle mura domestiche. In questo contesto, merita di essere sottolineata la campagna ormai condotta da tempo dalla Polizia di Stato contro la violenza di genere. Come è stato più volte ribadito l’invito per le donne vittime di violenza è quello di denunciare sempre e comunque, anche con l’ausilio degli strumenti tecnologici messi a disposizione dalle forze di polizia, quale l’App Youpol, più volte menzionata, che permette di denunciare gli abusi subiti sia da parte della vittima che di terzi, dando la possibilità di farlo anche in forma anonima.

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