La morte del giovane Faisal, lavoratore di origini pakistane deceduto a Portocannone, ha scosso l’intera comunità a tal punto da organizzare una colletta per far rimpatriare la salma. I contorni della vicenda, che ha visto il decesso del 36enne, sono ancora avvolti dal mistero. Andrea a Di Paolo e il Soa si rivolgono direttamente alla famiglia di Faisal consigliando loro di agire per vie legali. «Pur rispettando il volere della famiglia di non proseguire sulle vie giudiziarie pur di far rientrare la salma del giovane in Pakistan il prima possibile, il Soa-Sindacato Operai Autorganizzati consiglia comunque agli stessi di denunciare l’accaduto, venerdì sera chiamato il 118 che non è intervenuto , dopo alcune ore il giovane è deceduto, indubbiamente c’è bisogno di chiarezza sulle responsabilità. Non è possibile morire a 36 anni e lasciare moglie e figli piccoli, si poteva evitare? Probabilmente sì, sentiti i racconti dei familiari. La sanità pubblica in Molise, con mancanza di personale e altre gravi carenze sanitarie già denunciate in emergenza Covid non possono passare inosservate, le procure devono svolgere il loro dovere. Basta morti! La storia del giovane Faisal non può morire a se stessa. Intanto la campagna di solidarietà che abbiamo lanciato da ieri sta andando avanti con la raccolta fondi per permettere comunque alla famiglia di far rientrare la salma del giovane in Pakistan, ricordiamo il numero WhatsApp per contattarci 331.4232450, per gli interessati comunicheremo le coordinate iban per il versamento di solidarietà. Consigliamo alla famiglia di procedere con la denuncia perché la loro lotta per la verità è anche di tutti noi».

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