Quei sei colpi di pistola, esplosi contro la vetrata dell’azienda di Guardiaregia, la “Molisana Trasporti” avevano sin da subito evidenziato come ci si trovasse di fronte a qualcosa di grosso. Era l’11 gennaio di cinque anni fa: il titolare dell’azienda non perse tempo e denunciò quell’episodio di chiaro stampo malavitoso ai Carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Bojano. Raccontando anche una verità taciuta per troppo tempo: una estorsione in piena regola quella di cui era vittima.. I militari, nel corso del sopralluogo, raccolsero i bossoli di un calibro 7,65. Il rumore sordo di quei sei colpi, i vetri in frantumi, il timore di aver messo a rischio la incolumità dei dipendenti e quella della sua famiglia, un incubo nel quale l’uomo è ripiombato solo cinque giorni dopo dal primo attentato: un incendio doloso nei pressi della sede aziendale di Guardiaregia, un trattore stradale dal valore di svariate migliaia di euro che viene divorato dalle fiamme. Autori e mandanti degli attentati all’azienda molisana con sede a Guardiaregia sono stati assicurati ieri alla Giustizia: tra le 48 misure cautelari dell’operazione ‘Grande Carro’ – messa a segno dal Ros di Bari del Comando tutela agroalimentare – ci sono anche la mente e le braccia degli attacchi intimidatori. In quei giorni del gennaio del 2015, gli investigatori si misero immediatamente al lavoro: intercettazioni telefoniche, pedinamenti satellitari, un’attività minuziosa messa in campo dai Carabinieri di Bojano durata dodici lunghi mesi che riuscì a fare luce sugli autori degli attentati contro la ditta di Guardiaregia. Quel fascicolo penale è poi confluito in una inchiesta ancor più ampia della Direzione distrettuale Antimafia di Bari e condotta dai Carabinieri del Ros in collaborazione con il Comando tutela agroalimentare. Il 27 ottobre scorso il Tribunale di Bari ha emesso 48 misure cautelari con una ordinanza di oltre mille pagine. In cella sono finiti mafiosi foggiani, funzionari regionali, ma anche professionisti ed intermediari di clan, con le accuse – a vario titolo – di riciclaggio, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi/esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche (anche con riferimento a quelle europee) ed altri delitti, tutti aggravati ex art. 416 bis, per aver agevolato le attività illecite di una organizzazione mafiosa. Tra gli arrestati, gli autori dell’estorsione commessa in danno dei titolari de “La Molisana Trasporti” che. con più azioni criminose, li avevano costretti a versare indebitamente una somma di denaro pari ad iniziali euro 150mila, scesi poi a 50mila con un residuo di 26mila. Cinque i destinatari di misura cautelare tra i quali emerge la figura di Cristoforo Aghilar, uno dei due esecutori materiali: 37enne di Orta Nova, già balzato agli onori della cronaca per aver ucciso la ex suocera e per essere evaso dal carcere di Foggia in occasione dei tumulti connessi al Covid 19, tratto poi in arresto a seguito della latitanza. Grande la soddisfazione dei militari del Nucleo Operativo della piccola Compagnia matesina, per aver contribuito con il loro prezioso impegno, a un ulteriore step sul percorso per la tutela della legalità. Anche Giuseppe Antoci – storico presidente del Parco dei Nebrodi, presidente onorario della Fondazione Nazionale Caponnetto, ospite del ‘Convitto Mario Pagano’ solo il 4 ottobre scorso, scampato a un attentato mafioso nel maggio 2016 a causa del suo impegno sul fronte dei fondi europei in mano alle mafie, conoscitore del territorio molisano – ha espresso pubblicamente il proprio plauso alla Procura Distrettuale di Bari e ai Carabinieri: «grazie a loro oggi, – ha detto Antoci – ancora una volta, si è affermata la forza dello Stato».

Sgominata la Società Foggiana che voleva infiltrarsi in Molise

La ‘Società Foggiana’ ha provato ad infiltrarsi nel territorio regionale, nel tessuto economico molisano. E l’operazione ‘Grande Carro’ lo conferma: 48 persone, indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, riciclaggio, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi/esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche (anche con riferimento a quelle Ue) ed altri delitti, tutti aggravati ex art. 416 bis del codice penale, per aver agevolato le attività di una organizzazione mafiosa. Un’operazione dalla vasta portata, i cui provvedimenti scaturiscono da un’indagine avviata dal Ros che – dopo la cattura di un latitante in Romania – si è concentrata sulle dinamiche criminali riconducibili alla batteria Sinesi-Francavilla della Società Foggiana, una organizzazione mafiosa sviluppatasi alla fine degli anni ’80 nella provincia di Foggia, la cui esistenza è stata giudiziariamente accertata da numerose sentenze passate in giudicato. Strutturata in ‘batterie”, nel corso degli anni, il sodalizio ha subito un fenomeno di modernizzazione criminale che lo ha portato ad orientarsi verso un più evoluto modello di ‘mafia degli affari’. Sotto il profilo delle attività criminali, è emersa una forte pressione estorsiva esercitata dal sodalizio a carico di aziende agricole, ditte di trasporti e di onoranze funebri, società attive nella realizzazione di impianti eolici e nel settore delle energie alternative che, a seguito di una sistematica attività intimidatoria, sono state costrette al versamento di percentuali sui ricavi/lavori ottenuti, nonché ad affidare in subappalto ad aziende riconducibili al sodalizio l’esecuzione di contratti di lavoro, servizi e forniture, oppure a rinunciare alle commesse già ottenute. Inoltre, è stata riscontrata la riconducibilità di una serie di imprese operanti nei settori edile, movimento-terra, trasporti, ristorazione; accertato il reinvestimento di fondi illeciti nell’acquisto di un complesso immobiliare ubicato a Praga, del valore di oltre mezzo milione di euro. Una ulteriore porzione dell’indagine è stata condotta in sinergia dal Ros e dal Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Salerno, sotto la direzione della Procura Distrettuale di Bari che ha consentito di individuare un complesso e sofisticato sistema di truffe finalizzate all’indebita percezione dei fondi per l’agricoltura dell’Unione Europea. Secondo l’accusa il sodalizio sarebbe riuscito a percepire indebitamente, tra il 2013 3 il 208, contributi per complessivi 13,5 milioni di euro, veicolati attraverso i cosiddetti ‘PIF – progetti integrati di filiera’.

Fra i 77 evasi dal carcere di Foggia, preso dopo una latitanza di 4 mesi: è l’omicida che agì a Guardiaregia

Quando scoppia la rivolta nel carcere di Foggia, l’Italia è da poco entrata nel lockdown. Dall’istituto penitenziario riescono a fuggire 77 detenuti. C’è anche un omicida fra i ricercati: Cristoforo Aghilar, 37 anni. Il 28 ottobre del 2019 ha ucciso ad Orta Nova, nel Foggiano, Filomena Bruno, 53 anni e mamma della sua ex fidanzata. La sua latitanza resiste fino alla notte tra il 28 e 29 luglio scorsi: quattro mesi nei quali avrebbe cambiato decine di covi, forse con la complicità di qualche fiancheggiatore. Catturato e arrestato in un casolare abbandonato nelle campagna pugliesi di Minervino Murge, Aghilar – l’omicida che è accusato anche di essere uno dei due esecutori materiali degli attentati intimidatori in danno dell’azienda di Guardiaregia ‘La Molisana Trasporti’ – si complimenta con le forze dell’ordine: «siete stati davvero bravi».

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