Ad una settimana dalla maxi operazione antidroga disposta dalla Dda, i vertici dell’Arma – che hanno condotto il blitz insieme alla Guardia di Finanza, hanno fanno il punto di un’indagine articolata e complessa, durata circa due anni. Trentanove le misure cautelari, tutte eseguite, anche dopo la retata del 20 maggio. Il giorno dopo, infatti, i Carabinieri sono riusciti a rintracciare ed arrestare un pregiudicato beneventano che in un primo momento era riuscito a darsi alla fuga.
Elemento rimarcato in conferenza stampa dal comandante provinciale dell’Arma Emanuele Gaeta: «I complimenti a tutti i militari che sono stati impegnati in questa importante operazione. In un anno e mezzo, da quando sono qui – ha evidenziato – abbiamo condotto 7 operazioni, e tutti gli indagati sono stati raggiunti dalle misure cautelari. Non è un elemento da poco, non capita spesso che tutti i soggetti vengano assicurati alla giustizia. Per cui, oltre al grande lavoro della raccolta degli elementi probatori, c’è stato un impegno non indifferente nella fase esecutiva. Questo fa capire la meticolosità dei sopralluoghi effettuati prima del blitz». Poi avverte: «L’attività antidroga dei Carabinieri non è certo finita qui, aspettatevi un’altra operazione simile».
Del resto l’elemento che è balzato di più all’occhio durante le indagini è l’enorme e preoccupante richiesta di droga che si registra in Molise.
«Gli stupefacenti sono il canale d’ingresso privilegiato per la criminalità organizzata nel nostro territorio, – ha sottolineato il comandante del Nucleo investigativo Vincenzo Di Buduo – che qui ha trovato l’appoggio di famiglie trasferitesi anni addietro e perfettamente integrate nella nostra realtà. Con questa operazione siamo riusciti a bloccare la piazza di Bojano e della provincia di Campobasso dove la camorra era riuscita a mettere le mani.
Un traffico davvero cospicuo: dalla Campania i tre clan ‘immettevano’ sul nostro territorio dai 4 ai 5 chili di droga al mese, per lo più cocaina. E questo deve far riflettere, se c’è un’offerta del genere vuol dire che la domanda di sostanze stupefacenti in Molise è cresciuta.
La battaglia è fermare questo approvvigionamento continuo e così cospicuo».
Dietro lo spaccio di droga si nasconde il pericolo altrettanto allarmante del riciclaggio: «Il boss della camorra che guidava la terza organizzazione, quella più grande e più strutturata – ha proseguito – è riuscito ad investire circa 250mila euro nelle due società specializzate nel pellet, creando di fatto un situazione di concorrenza sleale con prezzi fuori mercato e minacciando l’economia locale che già non è floridissima. Per cui, se permettiamo alla criminalità organizzata di entrare nel nostro tessuto economico, è davvero un problema».
A margine della conferenza il colonnello Alessandro Mennilli ha voluto ringraziare tutti i reparti impegnati nella maxi operazione, dal Nucleo elicotteri di Pescara, il Nucleo cinofili, fino ai Ros.
Poi ha annunciato l’imminente partenza del capitano Di Buduo che ha fine estate lascerà il Nucleo investigativo di Campobasso per un nuovo incarico di vertice nel Nord Italia.

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