Ottomila i lavoratori molisani interessati allo sciopero di venerdì. Nel 2008 gli addetti del comparto delle costruzioni in regione, fra diretti e non, erano il doppio.
Sono infatti circa 9mila i posti persi dall’inizio della crisi: 5mila diretti, 2mila negli impianti fissi e un indotto che si calcola nella misura del 27% della somma di 7mila (piccoli artigiani che gravitano intorno all’edilizia in quanto tale che hanno chiuso i battenti per mancanza di commissioni).
A Roma, in Piazza del Popolo, i sindacati confederali portano la disperazione del settore locale.
La chiamata alla mobilitazione del 15 marzo è stata preceduta da decine di assemblee nei posti di lavoro molisani, presidi, incontri con le istituzioni locali, una conferenza stampa.
Molte le iniziative dei sindacati delle costruzioni di Cgil, Cisl e Uil per far conoscere le ragioni dello sciopero generale e della manifestazione nazionale nella Capitale.
I pullman partono da Termoli, Campobasso, Isernia e Venafro: numerosi gli operai edili che si sono prenotati.
Dai segretari generali di Feneal, Filca e Fillea – Vito Panzarella, Franco Turri, Alessandro Genovesi – viene ribadito l’appello «a tutti e tutte, lavoratori e disoccupati, istituzioni e forze politiche affinché – anche in continuità con la mobilitazione del 9 febbraio scorso sempre a Roma di Cgil, Cisl e Uil – il 15 marzo sia protagonista la voglia di futuro, la voglia di scommettere, attraverso il lavoro, su un Paese più giusto e moderno». Le organizzazioni chiedono che le risorse stanziate vengano spese «presto e bene, per tutte le grandi e piccole opere necessarie a creare occupazione e rilanciare il Paese. Serve una politica industriale per far ripartire l’edilizia, la filiera dei materiali (cemento, laterizi, lapidei, legno) e dell’arredo. Servono strumenti finanziari ad hoc, anche con il protagonismo di Cassa Depositi e Prestiti, che favoriscano investimenti immediati e a medio termine, per rilanciare le grandi aziende dei nostri settori e quindi tutto un indotto di piccole e medie imprese, anche artigiane».
Quindi «basta perdere tempo», proseguono i segretari di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, che da mesi hanno presentato una piattaforma «con proposte concrete e fattibili per difendere il lavoro che c’è e per crearne di nuovo, per dare risposta agli oltre 600mila lavoratori che hanno perso il posto di lavoro in questa crisi che dura da anni».
Le ragioni del Molise, nella conferenza dei segretari regionali nella sede della Scuola edile.
Roberto D’Aloia, Massimiliano Rapone e Silvio Amicucci rilanciano: «Vogliamo dare visibilità ai tanti lavoratori, spesso di piccole imprese, che, forse per le caratteristiche del settore, non fanno notizia, ma dietro cui si celano le ragioni vere di una stagnazione da cui, come Paese e come Regione, non riusciamo ad uscire. E le dinamiche positive, di cui avvertiamo la necessità e l’urgenza, non devono passare solo per le grandi città o dalle scelte di politica economica nazionale, ma anche nei contesti periferici, come il Molise, e dal l’impegno di istituzioni locali e imprenditori di casa nostra».
«Tutti, anche gli imprenditori e gli economisti, stanno sottolineando quotidianamente come, se vogliamo far ripartire economia e occupazione – evidenzia D’Aloia della Feneal Uil – occorre aggredire i veri nodi di fondo della nostra scarsa competitività: costi energetici troppi alti; costi logistici significativi legati alla mancanza di nuove infrastrutture per portare via mare e via treno le merci che oggi vanno su inquinanti Tir; assenza di connessioni rapide, efficienti e sicure tra Nord e Sud del Paese, tra l’Italia, l’Europa e il Mediterraneo; fragilità dei nostri territori sia in termini idrogeologici che sismici; mancanza di una politica per le aree urbane basata su rigenerazione e recupero. Proviamo a declinare questo stato di cose sul nostro Molise: carenza delle infrastrutture viarie e ferroviarie, disastro, più che dissesto, del territorio, piccoli comuni allo stato di abbandono con case vecchie e che necessitano di rivitalizzazione. Il quadro è preoccupante. Ed il sindacato non intende arrendersi a questo stato di cose, non abbassa la voce, non si adegua al modesto dibattito in corso fra le forze politiche molisane fatto di camarille e personalismi. Come se fuori non ci fossero lavoratori a spasso, giovani con la sola prospettiva dell’emigrazione, anziani impoveriti. Il sindacato, protagonista e unitario, è di nuovo in piazza».
Non serve, aggiunge D’Aloia, fare ad Agnone il miglior caciocavallo del mondo se poi l’imprenditore di Agnone non ha a disposizione le infrastrutture necessarie per far arrivare il suo prodotto d’eccellenza sui mercati nei tempi che i mercati richiedono.
Oltre alle proposte, in Molise ci sono i progetti e i fondi: quelli del Masterplan, ricorda Amicucci (Fillea Cgil). Bisogna che la Regione chiarisca se le stazioni appaltanti sono state in grado di produrre progetti definitivi da mandare a gara. E servono «investimenti, serve mettere al centro il lavoro di qualità, sicuro e ben pagato, sburocratizzando dove serve e tutelando ciò che funziona anche del Codice degli appalti, a partire dal limite al subappalto, dal rispetto del Contratto collettivo edile, dall’introduzione della congruità contro ogni forma di lavoro nero ed irregolare. Sono scelte impegnative, ci rendiamo ben conto, che vogliamo assunte anche a livello regionale e territoriale: la Regione deve accelerare i pagamenti a favore delle imprese che lavorano nell’area del cratere, devono essere previsti incentivi per i privati che intendono riqualificare la propria abitazione, ci sono risorse, europee e locali, da impegnare per il miglioramento delle strade e dei ponti, per riqualificare il porto di Termoli e mettere mano alla nostra disastrata ferrovia. Sono obiettivi che anche gli imprenditori edili locali e coloro che investono nell’edilizia molisana condividono. A loro chiediamo, peraltro, un fronte comune contro l’elusione dei contratti del settore, per la lotta al lavoro in nero e irregolare, per garantire ai lavoratori la piena sicurezza cui hanno diritto, per contrastare il dumping contrattuale con un sistema che premi qualità e sicurezza», così il segretario Fillea.
Massimiliano Rapone, della Filca Cisl, completa il ragionamento: «Abbiamo chiesto un tavolo a Palazzo Chigi dove affrontare la più grave crisi dei nostri settori dal dopoguerra ad oggi, per dare una risposta alle migliaia di persone che hanno perso il lavoro e al milione che rischia di perderlo. Qui vogliamo discutere delle proposte concrete e fattibili che come sindacato abbiamo avanzato ma su cui il governo non vuol confrontarsi. In questa cabina di regia nazionale vogliamo discutere per far riaprire i cantieri con politiche che intervengano con strumenti finanziari mirati per le imprese del settore, sbloccare le grandi opere da Nord a Sud. Ma vogliamo subito, anche in Molise, un tavolo permanente di confronto con le amministrazioni pubbliche locali e con il pieno coinvolgimento degli imprenditori edili. Pretendiamo dalla Regione una politica di investimenti mirati in grado di essere immediatamente tradotti in piani straordinari per la messa in sicurezza di territori, strade, ponti. Occorre una sistematizzazione ed un miglioramento degli incentivi, da quelli per le ristrutturazioni a quelli per il risparmio energetico e per il bonus mobile. Serve una sburocratizzazione mirata di diversi passaggi senza ridurre tutele e diritti e senza tornare alla liberalizzazione dei sub appalti o al massimo ribasso. Servono, cioè, politiche di sviluppo anche per l’edilizia molisana, delle quali abbiamo tanto sentito parlare in campagna elettorale ma che stentiamo a vedere».
In piazza, dunque il 15 marzo, per chiedere lavoro e sviluppo. «Se non riparte il settore delle costruzioni non ripartirà il Paese. Figuriamoci il Molise…».

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