L’episodio registrato al Cardarelli lunedì mattina, quando due cittadini rom hanno tentato di raggiungere il reparto di Malattie infettive per fa visita ad un loro parente, ha creato non poche polemiche in città. Sulla vicenda, su cui sta indagando la Polizia, ha voluto fare chiarezza il dg Asrem Oreste Florenzano: «Purtroppo negli ospedali – dice nell’intervista rilasciata al Quotidiano del Molise – può capitare che ci siano dei momenti di intemperanza, il mio obiettivo non è quello di acuire la polemica. Però per dovere di cronaca segnalo che nella giornata di lunedì c’è stato un problema dovuta alla circostanza che alcuni familiari di un paziente ricoverato del nuovo cluster volevano portare delle biancheria di ricambio per il loro congiunto. Avevano già telefonato ed era già stato specificato loro che non era possibile effettuare questa operazione trattandosi del reparto di Malattie infettive e dunque sottoposto a delle regole molto stringenti. Purtroppo i familiari si sono presentati lo stesso, da lì , leggendo la relazione che è stata fatta, si è creata situazione di tensione che ha messo in agitazione il personale del Cardarelli. Si è generata soprattutto la preoccupazione che i percorsi utilizzati da due rom – si è trattato di due persone, come si evince dalla relazione – per raggiungere il reparto fossero stati contaminati. Per cui abbiamo proceduto alla sanificazione, perché in quel momento non potevano sapere se le due persone fossero positive o poste in isolamento, e di certo non potevamo correre il rischio che personale e ambienti venissero contaminati».
Ha voluto però raccontare la sua versione dei fatti anche il diretto interessato, il signor Rocco Cirelli: «Mio fratello è ricoverato da venerdì pomeriggio, la moglie è in quarantena e non può uscire. Gli servivano degli indumenti intimi e quindi gli ho portato i miei, visto che non potevo andare a casa sua. Io – precisa – ho fatto il tampone e sono risultato negativo.
Mia sorella ha chiamato la caposala del reparto e che le ha detto che potevamo portarli. Poi, mentre mia sorella preparava le cose da portare, l’hanno richiamata e le hanno dato dei numeri da contattare.
Abbiamo chiamato la Protezione civile e ci hanno detto che non potevano andare perché si trovavano a Campochiaro. Allora abbiamo chiamato la Croce rossa ma ci hanno detto che loro fanno volontariato, non le consegne. Allora mia sorella ha ricontattato la caposala che ci ha detto di andare ma di lasciare le cose all’ingresso. Siamo andati, mia sorella è rimasta in macchina, al ché sono sceso all’ingresso dove c’è una persona che mi conosce e le ho detto che dovevo lasciare gli indumenti per mio fratello e mi ha detto di entrare. Una volta dentro mi sono rivolto ad un’altra persona dicendo che avevo una busta di indumenti da lasciare a mio fratello che era ricoverato al secondo piano. Questa persona la conosco pure e mi ha detto che potevo salire e che dovevo fare il giro e prendere l’ascensore per andare al piano.
Ho premuto il bottone al secondo piano, munito di guanti e mascherina e, ripeto sono negativo, e ho lasciato la busta ad un infermiere. Ho ringraziato e me ne sono andato».
Sugli attacchi ricevuti in queste ore denuncia: «Mi chiamano amici, mi dicono che leggono commenti come “bruciatevi, vendetevi le case”. Ma dove siamo arrivati?!
Sto in un condominio in cui abito da 42 anni, ci vogliamo bene e ci rispettiamo tutti quanti. Siamo cresciuti in Molise, a Campobasso. Mica vogliamo distruggere una famiglia o distruggere gli altri.
Al rito funebre io sono andato la mattina e a distanza, mascherine e guanti, ho salutato mio cugino, fratello del defunto. Al cimitero non siamo nemmeno andati.
Delle persone che avete visto là sotto, sono pochi i rom, sono 10-15 persone, il resto è tutta gente del palazzo.
Noi stiamo attenti anche all’influenza, e rispettiamo noi così come rispettiamo gli altri.
Siamo chiusi in casa, positivi e negativi. Non devo chiedere scusa. Non ho compiuto un’infrazione. Ci siamo comportati regolarmente, ho ringraziato l’infermiere e me ne sono andato, con maschera e guanti.

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