Non si placano le polemiche dopo l’aggressione del ragazzo molisano a Pescara, ‘colpevole’ secondo il branco di giovanissimi che si è scagliato contro di lui, di passeggiare mano nella mano con il suo compagno. Un’aggressione omofoba condannata da tutti i media nazionali e da numerosi esponenti del mondo della politica e della cultura. L’ultima, in ordine di tempo, la scrittrice Donatella Di Pietrantonio che, tra le altre cose, ha detto di vergognarsi per il fatto che il Comune di Pescara non ha approvato la mozione di condanna del pestaggio del ragazzo gay.
In merito è intervenuto lo stesso sindaco forzista Carlo Masci in una intervista su Repubblica. «Mi spiace per Donatella Di Pietrantonio, ma io sono orgoglioso di questa città e dei suoi 130.000. Meno sette. Mi vergogno infatti come e più di lei per i sette minorenni che hanno aggredito il ragazzo, ma mi indigno anche per coloro che hanno scientemente diffuso palesi e comprovate falsità su Pescara. Lei è una scrittrice non tenuta al controllo delle fonti, ma anche una versione romanzata dovrebbe basarsi su qualche fatto e non solo sul sentito dire. Le sarebbe bastato contattarmi, visto il suo stretto rapporto con Pescara, e conoscere non un’altra versione, ma la pura verità. La scrittrice dice di vergognarsi perché il Comune non si è impegnato a costituirsi parte civile: è falso, perché è esattamente il contrario e basta vedere il video del Consiglio del 29 giugno.
Quanto a me, io avevo premesso e assicurato in sede istituzionale che mi sarei costituto parte civile punto e basta: c’è il video che lo prova. Nessuno ha avuto 9 minuti per ascoltare e riportare le mie parole? C’è la condanna ferma dell’aggressione, c’è la solidarietà al ragazzo, c’è la volontà incondizionata di costituirsi parte civile. Questa è la storia e questa è la verità».
Ma la polemica continua dopo la notizia della manifestazione del Family day a Pescara contro la legge Zan il 12 luglio. La presidente dell’Arcigay del Molise Luce Visco, ha fermamente condannato la scelta di dare l’ok all’iniziativa dopo il grave episodio ai danni del ragazzo molisano, condividendo la riflessione di Cathy La Torre, attivista, avvocato specializzata in diritto antidiscriminatorio con particolare riferimento alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.
«Avete presente il ragazzo che la scorsa settimana è stato massacrato di botte a Pescara perché passeggiava mano nella mano col suo compagno? Quel ragazzo a cui in 7 hanno fracassato la mascella, costringendolo per il prossimo mese a non ingerire cibo solido? Beh a Pescara hanno deciso di organizzare una manifestazione. No, che avete capito. Non una manifestazione di solidarietà nei confronti di quel ragazzo. Aggredito, picchiato, massacrato senza colpe. No. Ma una manifestazione contro il disegno di legge che tutela lui e tutte le vittime dell’omotransfobia. Sembra folle, ma è così.
A Pescara, nella città in cui si è consumata l’ennesima aggressione ai danni di un omosessuale perché omosessuale, si vuole manifestare per difendere gli omofobi da possibili aggravanti. “Restiamo liberi” l’hanno chiamata la manifestazione. “Restiamo liberi”. Liberi di cosa? Di odiare degli esseri umani per ciò che sono e ciò che amano? Liberi di insultarli, discriminarli, picchiarli o peggio per ciò che sono o per ciò che provano? Quello che sta accadendo a Pescara e ciò che accade ogni giorno in Italia è la conferma di quanto una legge contro l’omolesbobitrasfobia sia urgente. Senza tentennamenti. Prima che sia troppo tardi».

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