Venne ritrovato nella sua cella in una pozza di sangue, in fin di vita. Poi la corsa in ospedale, ma il suo cuore smise di battere qualche giorno dopo. Per il decesso del giovane romano Fabio De Luca, detenuto nel carcere di Isernia, all’epoca dei fatti (il 4 novembre del 2014) vennero accusati i suoi compagni di cella, un molisano e due campani. Ieri il presidente della corte d’Assise Scarlato li ha assolti dall’accusa di omicidio perché il fatto non sussiste. Si chiude così un processo durato anni.
La tesi della Procura era quella di una aggressione in cella, la difesa invece ha sempre sostenuto che De Luca si ferì alla testa dopo essere caduto da un letto a castello per un malore. Una tesi quest’ultima avvalorata anche da una serie di perizie, tanto che alla fine oggi, durante l’ultima udienza del processo, anche il sostituto procuratore di Isernia, Alessandro Ianniti, ha chiesto l’assoluzione per l’agnonese Elia Tatangelo e per il napoletano Francesco Formigli (entrambi ancora oggi detenuti ma per altri reati). Il terzo detenuto coinvolto nella vicenda era già stato assolto a Isernia dove era stato processato a parte perché aveva scelto il rito abbreviato. La famiglia della vittima si era costituita parte civile nei due processi.

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