Tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco, lesioni personali, danneggiamento aggravato e tentata violazione di domicilio. Pesanti le accuse che i carabinieri hanno formulato nei confronti di cinque persone finite al centro dell’inchiesta dell’Arma di Cassino che ha portato alla luce una vera guerra per il controllo del mercato dello spaccio nella città della provincia di Frosinone. Nel mirino è finita una famiglia rom e uno dei principali indagati, di 19 anni, vive a Isernia ed è stato rintracciato e arrestato ieri mattina nella sua casa del capoluogo pentro.
I militari della Compagnia Carabinieri di Cassino, coadiuvati da personale del Comando Provinciale di Frosinone e da quello della Compagnia di Isernia, hanno infatti dato esecuzione a un’Ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal Gip del Tribunale di Cassino su richiesta della locale Procura, costituita da tre custodie cautelari in carcere e due obblighi di dimora con presentazione alla Polizia Giudiziaria.
L’inchiesta. Dopo diverse operazioni che hanno smantellato alcune “piazze di spaccio” della città laziale, nuovi gruppi criminali sono emersi per tentare la loro conquista; fra questi figura la famiglia rom operante prevalentemente tra le piazze dei quartieri “Malfa-case rosse” e “San Bartolomeo”. Nonostante i duri colpi inflitti alla predetta famiglia con l’operazione “12° Round” tra il 2018 e il 2019, i cui componenti sono riusciti poi sempre a riorganizzarsi imponendosi sul mercato al dettaglio dello spaccio di droga e tentato sistematicamente di eliminare la concorrenza. In particolare, in riferimento alla piazza di spaccio di San Bartolomeo, è emerso che sul finire della primavera e l’inizio dell’estate 2019, nuovi pusher avevano violato le regole imposte dalla, spacciando in zone e orari non consentiti. I “trasgressori” di tali regole, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sono stati immediatamente puniti dai componenti della famiglia e in tale contesto si sono verificati gli agguati contro pusher solitario abitante nel quartiere San Bartolomeo. Quella che si è registrata è stata un’escalation di gravi delitti contro al ragazzo, fino a giungere al suo tentato omicidio.
Gli agguati. Il 22 maggio dello scorso sono stati lanciati mattoni e bottiglie contro l’auto del pusher, mentre rincasava nel quartiere San Bartolomeo. Il ragazzo è riuscito fuggire e gli aggressori, poco dopo, hanno tentato di sfondare la porta blindata dell’appartamento della vittima con lo scopo di aggredirla, ma non sono riusciti a entrare. Non solo. Nei giorni successivi, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il gruppo criminale ha continuato a dare la caccia al giovane costretto a lasciare l’abitazione di San Bartolomeo e a stabilirsi in un’altra zona della città per sfuggire alle sicure a gravi ritorsioni della famiglia rom.
E ancora. La notte del 26 giugno 2019 il gruppo criminale è riuscito nuovamente ad individuarlo poiché è tornato nel suo appartamento di San Bartolomeo per prendere gli effetti personali che aveva dovuto lasciare al momento della fuga. In quell’occasione i malviventi lo hanno accerchiato mentre si trovava in auto con la propria fidanzata, lanciando contro di loro bottiglie e pietre, e al contempo il 19enne isernino, armato di pistola semiautomatica cal. 6,35, ha esploso più colpi di arma da fuoco contro i due giovani che sono riusciti a salvarsi dandosi alla fuga, grazie al fatto che i proiettili si infrangevano sulla carrozzeria.
La complessa e articolata attività di indagine svolta dai Carabinieri del Norm (Sezione Operativa di Cassino) ha consentito di accertare che a sparare era stato il giovane isernino, arrestato e finito in carcere.
Si è scoperto poi che, a fargli da palo, era stati un 32enne e un 36enne. E anche loro sono stati arrestati.
Nel corso delle indagini sono stati identificati quali autori delle aggressioni fisiche e dei danneggiamenti nei confronti vittima anche due fratelli di 22 e 24 anni. Oltre ai cinque indagati, venivano identificati altri soggetti, fra i quali tre donne tutte appartenenti alla stessa famiglia, che con ruoli e condotte minori avevano comunque coadiuvato il gruppo principale nel porre in essere il disegno criminoso. A loro è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari poiché ritenute responsabili, a vario titolo, di concorso in minacce, danneggiamento e tentativo di violazione di domicilio.
Il gip di Cassino Di Croce, lette le risultanze dell’indagine e la richiesta avanzata dal Pm Alfredo Mattei, ha emesso le ordinanze di misura cautelare in carcere per l’isernino e i suoi due complici. Mentre per gli altri due è scattato l’obbligo di dimora. Infine, nel corso delle perquisizioni domiciliari, i militari hanno rinvenuto all’interno dell’abitazione di uno degli indagati una piantina di marijuana coltivata in un vaso, che è stata sequestrata.

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