È uno degli eventi più attesi, che richiama ogni anno migliaia di visitatori provenienti da ogni angolo del Molise e anche da fuori regione. Quest’anno però è diverso. L’emergenza sanitaria in atto legata alla diffusione del coronavirus non è ancora un capitolo chiuso e per questo gli isernini dovranno rinunciare alla tradizionale Fiera delle cipolle, prevista in occasione delle celebrazioni in onore di san Pietro e Paolo, il 28 e 29 giugno. Il sindaco Giacomo d’Apollonio, già da tempo, aveva prospettato l’impossibilità di allestire gli stand lungo le vie del capoluogo e ora è arrivata, seppur a malincuore, la conferma.
«Con ordinanza del Comune di Isernia n. 92/2020 – ha comunicato in una nota l’ente di Palazzo San Francesco -, è stato vietato lo svolgimento dell’antichissima Fiera di San Pietro apostolo, detta “delle cipolle” con la sola eccezione della vendita della cipolla isernina riservata ai coltivatori locali, che il 28 e il 29 giugno troveranno spazio nel piazzale Michelangelo.
La decisione è stata assunta per motivi legati all’emergenza sanitaria ancora in corso e alle linee guida approvate dalla Conferenza delle Regioni nella seduta dello scorso 25 maggio.
Il Comune, suo malgrado, ha dovuto disporre il divieto dopo aver valutato con attenzione le misure per il funzionamento del commercio su aree pubbliche disciplinato dalle predette linee guida. Risulta, infatti, molto problematico, anzi impossibile, osservarle compiutamente per l’allestimento e lo svolgimento d’un appuntamento fieristico tradizionalmente molto frequentato.
In ogni caso, per non interrompere la plurisecolare storia della fiera – già menzionata in una pergamena del 1254 – e allo scopo di salvaguardare la produzione e il consumo della cipolla isernina, è stato previsto un apposito spazio espositivo davanti all’ex sede della scuola “Ignazio Silone”».
Una maniera per tornare a celebrare anche quest’anno un rito secolare. L’associazione tra San Pietro e la cipolla deriva infatti da un’antica leggenda isernina. Si narra che un giorno la madre di san Pietro, una donna avara e cattiva, mentre sciacquava in un ruscello delle cipolle appena colte, se ne fece sfuggire una di mano, che fu portata via dalla corrente. Poco più giù una povera vecchia prese l’ortaggio e chiese alla madre di san Pietro il permesso di mangiarlo, perché aveva fame. Quella, per la prima volta nella sua vita, fu colta da benevolenza e annuì. Quando la mamma di san Pietro morì, fu mandata all’inferno a causa della sua avarizia e chiese al figlio di essere graziata e portata in paradiso. San Pietro chiese l’intervento di Gesù per tirarla via di lì ed Egli acconsentì ricordando la carità che la mamma di San Pietro aveva concesso alla vecchina affamata. Gesù allora la fece appendere ad una resta di cipolle per farla salire verso il paradiso, ma le altre anime dannate si avvinghiarono alla veste della donna per salvarsi anch’esse. Ella, allora, cattiva com’era, le scacciò perché voleva salvarsi da sola. E tanto si dimenò che la resta si ruppe, facendola precipitare nuovamente e definitivamente tra le fiamme.
Deb.Div.

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